Genova – Da una parte le motoseghe e la piattaforma mobile che portava in quota i tecnici addetti agli abbattimenti e dall’altra la folla di genovesi che urlava e protestava contro la decisione di abbattere 15 alberi secolari che facevano ombra e abbellivano via Thaon di Revel sin dall’inaugurazione della stazione ferroviaria di Brignole.
Si è concluso nel più tragico dei modi il braccio di ferro tra Cittadini, associazioni e comitati e il Comune di Genova sulla decisione di tagliare, uno dopo l’altro, recidendo ramo per ramo e poi mozzando a pezzi, i pini centenari che secondo le perizie della civica amministrazione erano a grave rischio di caduta (ma non erano transennati) e che le associazioni chiedevano di salvare per il tempo necessario a far eseguire una contro-perizia da tecnici specializzati ed esperti di cura e manutenzione degli alberi cui città come Trieste hanno affidato la manutenzione delle alberature cittadine.
Nessun accordo e nessuna dilazione dei tempi da parte del Comune e dopo mesi di “pericolosità” non è stato possibile attendere sino ai primi di settembre per concedere ai tecnici specializzati di poter confermare o meno il giudizio espresso dai tecnici interpellati dal Comune.
La riunione di lunedì 19 agosto, convocata dall’assessore comunale alla Manutenzione, Mauro Avvenente, si è chiusa con un “nulla di fatto”, con le posizioni diametralmente opposte e nessuna reale apertura al dialogo secondo quanto denunciato da Comitati e Associazioni “se per dialogo non si intende che una delle parti deve rinunciare alle sue proposte”.
Subito dopo il tam tam dei Cittadini e degli ambientalisti ha iniziato a richiamare persone e a organizzare una manifestazione di protesta ai giardini di Brignole.
Centinaia di persone si sono radunate all’ombra dei pini secolari con striscioni e cartelli e sin dalle 17 è iniziato il presidio con la speranza di un rinvio.
Intorno alle 22,30 via Thaon di Revel è stata chiusa al traffico e uno dopo l’altro sono arrivati i mezzi degli operai e dei tecnici comunali e le piattaforme mobili hanno iniziato a portare “in quota” le motoseghe che piano piano, taglio dopo taglio, hanno distrutto quello che la Natura aveva impiegato oltre un secolo a “costruire”.
Un blitz che ha amareggiato ancora di più chi credeva che fosse possibile un dialogo tra i Cittadini di una città e i suoi amministratori e certamente non contribuirà a sciogliere i molti dubbi sulla decisione di abbattere senza concedere un contradditorio che è proprio della democrazia.