Francesca GhioGenova – Si infittisce il “mistero” sull’archiviazione del caso di violenza sessuale continuata e ai danni di una minorenne, denunciato alcuni mesi fa dalla consigliera comunale rossoverde Francesca Ghio. La giovane donna aveva raccontato nel silenzio da brividi dell’aula del Comune, la sofferenza e l’angoscia provata quando, poco più che bambina, aveva subito le attenzioni morbose e malate di un noto manager genovese che l’avrebbe violentata ripetutamente approfittando della fiducia della famiglia.
Un caso che aveva scosso le coscienze e balzato alle cronache nazionali al punto che la stessa presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, aveva voluto esprimere solidarietà – rispedita al mittente – alla giovane “collega”.
Dopo la diffusione della notizia dell’archiviazione del caso, per intervenuta prescrizione dei reati, i legali della consigliera hanno cercato di avere più informazioni segnalando, tra le altre “anomalie” anche il fatto che la vittima non è mai stata ascoltata, neppure in qualità di persona informata dei fatti e nessuno ha chiesto ufficialmente alla diretta interessata sino a quando sono andati avanti gli abusi e quindi senza appurare la date dell’ultimo evento criminoso da cui parte il “conteggio” del tempo per la prescrizione.
Particolari che sconcertano la stessa vittima che si domanda come mai la Giustizia italiana non sembra neppure intenzionata a sapere chi sia il presunto violentatore, se non altro per accertare che non abbia fatto del male altre bambine o a donne.
Nel caso infatti di altri reati, sarebbe importante per il magistrato giudicante, sapere se la persona ha già avuto comportamenti simili in precedenza o se vi sia una reiterazione del reato, seppur non più perseguibile.
La Giustizia, infatti, non può più punire l’autore delle violenze per quegli specifici episodi, perché è passato troppo tempo e l’accusato farebbe fatica a difendersi, ma una legge successiva ha allungato quei termini di prescrizione e se la norma non può portare l’uomo a processo perché posteriore al reato e quindi non applicabile, può però usare quelle informazioni in eventuali altri processi aperti o comunque non ancora passati in giudicato.
Probabilmente la consigliera comunale si opporrà all’archiviazione ma fa discutere il fatto che il suo caso abbia sollevato un tale clamore senza che nessun magistrato si sia neppure chiesto se poteva essere utile ascoltare la possibile vittima di violenze sessuali su minore se non altro per scrivere nero su bianco il suo racconto e registrare il nome della persona che potrebbe aver commesso (o commettere in futuro) lo stesso reato a danni di altre vittime.

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