Genova – Proseguono le indagini su un presunto canale di finanziamento dell’organizzazione Hamas che da un lato governa in Palestina organizzando la vita politica, sociale ed amministrativa e dall’altra ha un’ala militare dedita ad organizzare attentati e azioni contro lo stato di Israele e gli occupanti dei territori palestinesi.
Dopo gli arresti di ieri e i sequestri in alcune associazioni filo-palestinesi ora sospettate di finanziare Hamas, ono state eseguite, nei confronti delle persone sottoposte a misura cautelare e di altri indagati, un totale di 17 perquisizioni, personali e locali (incluse le tre sedi dell’ABSPP a Genova, Milano e Roma), che hanno interessato anche le città di Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza Brianza, Lodi, Sassuolo (Modena).
Le attività, proseguite sino alla tarda sera di ieri, hanno permesso di raccogliere ulteriori elementi che (fatta salva la presunzione di non colpevolezza) si ritiene riscontrino il quadro indiziario in base al quale è stata emessa l’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali.
Si segnala in particolare il sequestro di denaro contante per una somma complessiva di circa € 1.080.000,, detenuti non solo nelle sedi della ABSPP, ma anche in alcune delle dimore nella disponibilità delle persone perquisite.
In un caso, il contante (per circa € 560.000) era stato occultato in un vano appositamente ricavato in un garage a Sassuolo.
Sono stati altresì sequestrati alcuni computer, nascosti nell’intercapedine di una parete in un alloggio in provincia di Lodi, e numerosi altri dispositivi elettronici che saranno sottoposti ad analisi nei prossimi giorni.
Nella abitazione di uno degli indagati, che conservava anche circa € 6.000, è stata rinvenuta una bandiera di Hamas.
Materiale riconducibile all’organizzazione è stato inoltre trovato in alcuni dei luoghi sottoposti a perquisizione.
In particolare, oltre a vari opuscoli sul movimento islamista, è stata sequestrata una chiavetta USB contenente anāshīd (canti corali della tradizione islamica) celebrativi di HAMAS.
Resta ora da comprendere meglio se davvero i fondi raccolti dalle associazioni, per lo più con i versamenti di fedeli musulmani convinti di adempiere ad uno dei precetti dell’Islam che prescrive l’elemosina per i bisognosi, siano stati realmente destinati all’ala militare di Hamas e a suoi esponenti o se, invece, si tratti di fondi destinati ad aiutare realmente la popolazione vittima di anni di bombardamenti e genocidio da parte dell’esercito israeliano considerato che il potere politico ed amministrativo resta ben saldo nelle mani dell’organizzazione Hamas e diversamente non sarebbe stato possibile far pervenire i fondi.
Intanto aumentano le perplessità di chi sottolinea che le indagini si muovono anche su “informazioni” fornite dal governo israeliano e dalle sue autorità militari e di intelligence e che l’Onu non ha ratificato la decisione di “classificare” Hamas come una organizzazione terroristica e dunque tale riconoscimento è oggetto di discussione.
L’Italia, come il resto della Unione Europea, come gli Stati Uniti, il Canada ed i Giappone, considerano Hamas una organizzazione terroristica ma gran parte dei Paesi arabi ha una diversa valutazione intendendo le operazioni militari e violente contro Israele come “resistenza” all’invasore.
Il caso “gonfia” sospinto da parte della politica che accusa Hamas di terrorismo, specie dopo l’attentato di ottobre, proprio in Israele e dall’altro di chi ricorda che il popolo Palestinese è stato cacciato dai propri territori dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e con la nascita dello Stato di Israele e che da decenni l’ultra destra che siede nel parlamento di Tel Aviv, propugna la totale annessione dei territori palestinesi alla Grande Israele secondo le teorie del movimento sionista.






















