Pittsburgh (Pennsylvania) – Ha trascorso 34 anni in prigione e potrebbe essere davvero innocente come ha sempre detto. Lewis Fogle, 63 anni, è stato scarcerato e ha ottenuto una revisione del processo che potrebbe scagionarlo definitivamente. Nel 1981 l’uomo venne accusato di aver violentato ed ucciso, insieme a tre complici, una ragazzina di 15 anni.
Condannato all’ergastolo, Fogle si è sempre detto innocente ed una associazione americana che si occupa di casi di malagiustizia, ha deciso di sostenere la revisione del suo caso.
Un semplice test del Dna, che all’epoca dei fatti non esisteva, ha dimostrato che le tracce trovate sul corpo della ragazzina non erano del condannato. Abbastanza per ottenere dal giudice la scarcerazione e l’avvio di un nuovo processo sulla base dei nuovi elementi di prova.
Lewis Fogle era stato accusato, insieme a due presunti complici poi scagionati, da un uomo “sotto ipnosi” e da due compagni di cella che testimoniarono, ottenendo delle agevolazioni sul carcere, di averlo sentito confessare l’omicidio.
L’associazione Innocence Project ha raccolto il suo grido disperato ed ha avviato tutte le verifiche possibili scoprendo che i reperti scientifici non erano stati verificati con le moderne tecnologie che, in effetti, hanno dimostrato, almeno in parte, l’estraneità di Fogle al delitto.
“Non dico che sia davvero innocente – ha spiegato il magistrato che ha disposto la scarcerazione – Credo che ci siano abbastanza elementi per dargli un nuovo processo, e questo è tutto quello che ho acconsentito di fare”.
Ora verranno sottoposti a verifica del test del Dna anche gli altri tre indagati per l’omicidio e forse verrà identificato il vero colpevole.
Qualcuno fa però notare che le tracce sul corpo potrebbero essere di un’altra persona pur se Fogle avesse comunque partecipato allo stupro e all’omicidio e che, dopo tanti anni, i testimoni potrebbero non ricordare con sufficiente precisione o essere addirittura morti.
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