La Spezia – Sarà il test del Dna a chiarire in modo definitivo se il corpo in avanzato stato di decomposizione trovato nei boschi di Canarbino, nel comune di Arcola, in provincia della Spezia, appartiene o meno a Francesco Colabrese, il ragazzo di 27 anni di Sulmona scomparso l’estate scorsa durante una vacanza in Liguria.
Intanto proseguono gli esami medico legali sui poveri resti dell’uomo, dell’età apparente di 25-35 anni che è stato ritrovato durante una battuta di caccia al cinghiale da parte di alcuni cacciatori.
In particolare, oltre ad elementi utili al riconoscimento, gli inquirenti cercano di capire se alcuni segni trovati sulla testa ed alla nuca possano o meno indicare una morte inflitta e non, piuttosto, i segni di animali che possono aver infierito sul cadavere.
I segni sono stati individuati dagli esperti di medicina legale e aprirebbero la pista di un possibile omicidio ma occorrono verifiche approfondite ed ulteriori esami.
Comprensibile l’attesa dei genitori di Francesco Colabrese che da un lato sperano che il corpo non sia quello del figlio e dall’altro chiedono che venga fatta chiarezza sulla sparizione del giovane che si trovava in vacanza da un amico proprio in Val di Magra.
E proprio l’amico di Francesco Colabrese potrebbe essere sentito nei prossimi giorni considerando che quando il ragazzo scomparve nel nulla raccontò di averlo lasciato alla stazione di Genova per poi imbarcarsi su un traghetto per la Corsica.
Da allora i genitori non hanno più avuto notizie di Francesco Colabrese e neppure dell’amico.
Analisi in corso anche su alcuni oggetti ritrovati nelle vicinanze del cadavere e che, secondo i genitori della possibile vittima, non appartenevano al giovane.
Un paio di occhiali, in particolare, potrebbe fornire elementi molto utili alle indagini.