Genova – Cittadini che si rimboccano le maniche e ripuliscono dove il Comune sembra latitare. Sta fiorendo in tutta la città la voglia di “fare da sè” per mantenere un minimo di decenza e di strade pulite anche lontano dai circuiti “turistici” o delle strade considerate da Municipi e Comune come “strategiche”.
Questa volta è successo a Pegli, nel ponente genovese, dove un gruppo di cittadini, stanchi di assistere al degrado di salita Rapalli hanno deciso di scendere in strada con scope, guanti e cesoie ed hanno ripulito la stretta crosa che si arrampica verso le montagne.
“Abbiamo rimosso una catasta di erbacce e rovi – raccontano i volontari – perchè eravamo stufi di vedere quella stradina ridotta ad una jungla. Incuria e degrado regnano sovrani appena ci si allontana dai consueti percorsi ed è un’indecenza. Tocca a noi cittadini rimboccarci le maniche e provvedere laddove il Comune ed il Municipio non vogliono o non possono arrivare”.
I cittadini di buona volontà hanno scelto di intervenire dopo che, per mesi, segnalazioni e proteste presentate in tutti gli uffici competenti non hanno fatto scattare nessun intervento.
“Ci sono zone che vengono spazzate anche tre volta al giorno e dove le aiuole sono coltivate come orti botanici – spiegano ancora i volontari – ma qui siamo dimenticati da tutti, non ci abita nessuna persona imporante e quindi tocca fare da noi”.
La pulizia di salita Rapalli ha suscitato l’entusiasmo e il ringraziamento della maggior parte dei Pegliesi ma non ha mancato di suscitare anche qualche protesta.
“Se ci mettiamo noi a fare il lavoro del Comune – ha protestato Nino, ex impiegato ormai in pensione – allora ci devono ridurre le tasse con cui dovremmo pagare anche questi servizi. Io ringrazio chi ha pulito la strada che percorro ogni giorno ma è uno scandalo che i cittadini debbano sostituirsi agli uffici competenti. Io mi domando cosa ci stanno a fare assessori e Municipio se, tanto, sono i cittadini a dover provvedere alle necessità del quartiere. Secondo me è un errore pulire perchè nessuno si renderà mai conto dello sfascio in cui siamo ormai ridotti”.