Genova – Il Tribunale è moroso per circa 2 milioni di euro nei confronti di Amiu e l’azienda per lo smaltimento dei rifiuti ha chiesto il pignoramento del palazzo.
Una vicenda che ha del farsesco quella che si sta consumando nel capoluogo ligure dove l’ente che garantisce la Giustizia in città sarebbe moroso nei confronti di Amiu per non aver pagato bollette, tassa della spazzatura ed altre gabelle per un totale di oltre 2 milioni di euro.
L’Amiu, dopo aver tentato diverse volte di riscuotere direttamente il dovuto dal Ministero di Giustizia, ha passato le carte a Equitalia, convinta che l’ente per la riscossione dei Tributi fosse più “incisivo” e così è stato: dopo alcune comunicazioni ufficiali è partito il pignoramento. Equitalia ha chiesto e ottenuto il sequestro del palazzo del Tribunale.
Il paradosso stava per essere compiuto quando è intervenuta una sospensiva. Il palazzo non è stato sequestrato e tra Ministero di Giustizia e Equitalia è partita un fitto scambio di comunicazioni.
Il pignoramento è solo rinviato ma se il Ministero non garantirà i pagamenti entro pochi giorni, Equitalia farà scattare il provvedimento e la Giustizia genovese potrebbe arrestarsi in un “caso” degno della fantasia kafkiana.
Secondo le stime della Associazioni dei Consumatori che lottano contro la rigidità dello Stato esattore, infatti, è proprio la pubblica amministrazione ad avere il conto più salato verso sè stessa.
Lo Stato italiano che pretende il pagamento immediato e inesorabile delle tasse dai cittadini, infatti, detiene il record assoluto di morosità.
E così le Questure, le Prefetture e persino gli uffici statali non pagano l’affitto alle Province ed agli altri enti di cui occupano gli immobili e la catena di debiti diventa enorme e prima o poi dovrà essere affrontata in modo serio dal Governo.
Il creditore che non riscuote non può spendere e i cittadini rischiano di veder calare ancor di più i servizi erogati proprio perchè lo Stato che dovrebbe garantirli è in debito con sè stesso.
Nel caso del Tribunale di Genova, Equitalia – che non è un ente pubblico – ha concesso qualche giorno di tempo per dirimere la questione, poi si procederà al sequestro.
Una “cortesia istituzionale” che non viene accordata ai normali cittadini.