Genova – Torna l’ipotesi dell’archiviazione per le indagini della procura genovese sul sospetto caso di bancarotta fraudolenta nel quale è coinvolto Tiziano Renzi, padre del premier Matteo.
I magistrati che indagano sul fallimento della Chil post, azienda del gruppo della famiglia Renzi nel quale aveva lavorato anche lo stesso Matteo Renzi e la sorella, sembrano convinti che l’indagato “eccellente” non abbia a che fare con il fallimento e si avviano a chiederne nuovamente l’archiviazione.
Ad opporsi i creditori che restano convinti che i vertici della Chil post abbiano venduto un ramo di azienda ad un prezzo troppo basso alla Eventi 6 della moglie di Tiziano Renzi, Laura Bovoli.
Secondo l’ipotesi accusatoria dei creditori, infatti, la cessione, pagata poco più di tremila euro non era “congrua” al reale valore del ramo d’azienda ceduto e poco dopo una delle aziende più grandi con cui la Chil post aveva rapporti di lavoro, chiuse il contratto con la Chil post per aprirlo con la Eventi 6.
I tre anni seguenti, nei quali Tiziano Renzi non aveva più alcun ruolo nella Chil Post, l’azienda aveva accumulato un debito di 1,3 milioni di euro prima di essere dichiarata fallita.
Mentre la procura va verso una nuova archiviazione del caso, sono Media a mantenere “calda” la vicenda anche perchè lo stesso Matteo Renzi aveva lavorato nelle aziende del gruppo di famiglia e quando divenne presidente della Provincia di Firenze aveva chiesto e ottenuto il “distacco” ricevendo il pagamento dei contributi lavorativi da parte dello Stato, per ben 9 anni.