John Lennon
Era l’8 dicembre del 1980 quando Mark David Chapman incontrò John Lennon davanti al Dakota Building e gli sparò quattro colpi di pistola alle spalle poche ore dopo aver avuto l’autografo sull’album.
Lennon aveva da poco compiuto 40 anni e da qualche settimana aveva rilasciato “Double Fantasy”, l’album che vedeva il suo ritorno alla musica dopo un periodo di pausa in cui si era dedicato al secondogenito Sean.
Colpito, Lennon cadde tra le braccia della moglie Yoko Ono, sposata 11 anni prima. Chapman, anziché fuggire, riprese a leggere “Il giovane Holden” consapevole di aver appena sparato all’icona di una generazione.
Gli agenti arrivati sul posto, viste le condizioni del cantante, non aspettarono l’arrivo dell’ambulanza ma decisero di caricarlo immediatamente sulla loro auto per portarlo al vicino ospedal Roosevelt Hospital, dove poco dopo l’arrivo, John Lennon fu dichiarato morto.
Chapman venne arrestato e non oppose resistenza. In una celebre intervista spiegò perché aveva ucciso Lennon: “Mi sembrò l’unico modo di liberarmi della depressione cosmica che mi avvolgeva. Ero un nulla totale e l’unico modo che avevo per diventare qualcuno era uccidere l’uomo più famoso al mondo, Lennon. A otto anni ammiravo già i Beatles come tanti altri ragazzini. Non ho mai pensato che Lennon fosse mio padre, non l’ho mai creduto. Mi sentivo tradito ma ad un livello idealistico. La cosa che mi faceva imbestialire era che lui avesse sfondato mentre io no. Nella cieca rabbia e depressione l’unico modo per vedere la luce alla fine del tunnel era di ucciderlo”.
A tutt’oggi, l’assassino di Lennon si trova nel carcere di Wende, nello Stato di New York.