Imperia – Dovranno pagare una sanzione di 7500 euro a cane i cacciatori scoperti dalla polizia postale ad utilizzare radiofrequenze militari per seguire, con radio-collari – i propri animali.
I cacciatori sono stati individuati con una lunga ed accurata indagine con apparecchiature sofisticate per raccogliere ed intercettare dispositivi radio in grado di emettere frequenze molto potenti e che possono disturbare le comunicazioni militari e di emergenza.
La polizia postale, dopo la segnalazione di alcuni radioamatori, ha organizzato alcuni appostamenti scoprendo gli autori dell’illecito.
I cacciatori avevano istallato radio-collari ai loro animali per poterli rintracciare e usavano frequenze militari e dei servizi di emergenza. Un pericolo per la sicurezza e una violazione delle normative vigenti.
Inoltre i poliziotti hanno scoperto che alcuni degli animali, ben 9, erano sprovvisti di microchip ed erano quindi detenuti illegalmente.
In almeno due animali, poi, i microchip potrebbero essere stati estratti con un’incisione fatta con un coltello o con mezzi rudimentali.
Per questo motivo tre cacciatori sono stati denunciati ed è stata aperta un’indagine per maltrattamento d’animali.
“Un tale dispiegamento di tecnologia – commenta la LAV, Lega Anti Vivisezione – in grado di operare persino su frequenze riservate alle comunicazioni militari, è indicativo del business che si cela dietro alle battute di caccia al cinghiale. Accade spesso, infatti, che le carni degli animali, prive delle certificazioni imposte dalle norme sanitarie ed in spregio alla normativa nazionale sulla tutela della fauna selvatica, siano vendute “in nero” dai cacciatori ad operatori della ristorazione senza scrupoli, con grave rischio per la salute dei cittadini e di quella stessa degli animali che hanno subito l’estrazione dei chip identificativi innestati sotto pelle”.
Sono in corso inoltre accurate verifiche con l’ausilio di personale del Servizio Veterinario della ASL1 imperiese.