Roma – I carabinieri del nucleo investigativo hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Roma, Angela Gerardi, su richiesta del sostituto procuratore Pantaleo Polifemo della Procura della Repubblica di Roma, a due cittadini romeni, all’epoca dei fatti detenuti presso la casa circondariale di Roma-Rebibbia, ritenuti responsabili di violenza sessuale e atti persecutori nei confronti di un ventiduenne italiano ristretto nella loro stessa cella. I militari sono stati delegati alle indagini dall’autorità giudiziaria a seguito della denuncia presentata, nel marzo scorso, dal giovane italiano nei confronti dei due compagni di cella che, secondo quanto denunciato al personale della polizia penitenziaria, dopo avergli fatto assumere forzatamente un farmaco tranquillante, lo avevano minacciato ponendogli all’altezza della gola il coperchio in latta di una scatola per
alimenti, costringendolo a subire atti sessuali da parte di entrambi.
Gli approfondimenti investigativi sviluppati dai carabinieri, hanno confermato la versione dei fatti fornita dal
ragazzo consentendo di accertare che, già nei giorni precedenti alla violenza sessuale, era stato oggetto di
reiterate minacce, molestie e percosse da parte dei due indagati che, oltre ad appropriarsi arbitrariamente degli
oggetti e dei beni ricevuti in occasione delle visite con i suoi familiari, lo avevano costretto a umilianti atti di
servilismo finalizzati ad affermare la loro posizione di supremazia in ambito carcerario.
Subito dopo la denuncia, i due presunti autori degli abusi sono stati trasferiti in altre carceri e provvedimenti disciplinari sono stati adottati anche nei confronti degli altri detenuti che occupavano la medesima cella, tutti di nazionalita’ romena, responsabili di non aver prestato immediato soccorso alla giovane vittima.
Uno dei due destinatari del provvedimento restrittivo era stato arrestato nel novembre scorso proprio dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma, dopo averlo rintracciato in Norvegia e fermato grazie a un mandato di arresto europeo emesso nell’ambito delle indagini sull’omicidio del manager tedesco Degenhardt Oliver, assassinato il 7 novembre del 2015 all’interno del suo appartamento in via dei Volsci, nel quartiere romano di San Lorenzo.