Genova – Nuovi strali dell’autoproclamato candidato sindaco Simone Regazzoni contro il Partito Democratico ligure.
Sul suo profilo Facebook il docente universitario che si è provocatoriamente auto-candidato alla corsa per il prossimo sindaco di Genova, ha pubblicato una nota dai toni molto forti e destinata a suscitare forti polemiche e dibattito all’interno del PD.
Ecco il testo: “Quando un partito senza linea politica, senza un’idea di città, subalterno a un sindaco che non c’è, e con il timore, fondato, di perdere le elezioni comunali del 2017, a Genova, ha come unica idea quella di dar vita a una santa alleanza di tutti i cocci sparsi della sinistra genovese – scrive Regazzoni – questo partito è irrimediabilmente destinato non solo a essere sconfitto, ma ad essere trattato con sufficienza da quelle stesse forze politiche che chiama a raccolta in nome di una sola cosa: la paura di perdere.
Questa è oggi la situazione – disastrosa – in cui versa il Pd genovese. Per mancanza di lungimiranza e coraggio del suo gruppo dirigente: di quei giovani che vivacchiano all’ombra di vecchi Soloni e che hanno perso completamente il contatto con i problemi reali della città su cui non hanno nulla da dire. Nulla da dire su sicurezza. C’è un’emergenza sicurezza nel centro storico: abbiamo il coraggio di dirlo o no? Decoro urbano. Trasporti. Degrado delle periferie. Nuove povertà. Grande attenzione, invece, per le piccole, vecchie alchimie politiche destinate a partorire solo nuove, grandi scoffitte.
Certo: il momento è difficile. Ma un conto è giocare in difesa, con una strategia politica ben definita. Altro conto è non avere strategia politica alcuna e pensare che Bogliasco – con tutto il rispetto per Bogliasco – rappresenti il modello universalmente esportabile per rilanciare le magnifiche sorti e progressive del centrosinistra.
Per parafrasare Anne Hathaway nel terzo capitolo della trilogia di Batman di Nolan: “Sta arrivando una tempesta, caro Pd genovese”. E’ ora di svegliarsi. O essere travolti.
Che fare? Evitiamo, in primo luogo, di farci ridere dietro. Evitiamo di andare in piazza in pieno luglio, “con i taccuini” (sic!), per chiedere ai Genovesi cose che tutti coloro che in città vivono, usano l’autobus, frequentano i quartieri e i negozi sanno e che il Pd dovrebbe già sapere, e molto bene, da tempo – a meno di non voler apparire marziani che atterrano a Genova da un altro mondo per studiarne gli strani costumi. Cose dell’altro mondo, appunto, per un partito al governo della città!
Si dimostri di avere responsabilità e capacità di elaborazione politica, invece di scadere nel piccolo populismo di mezza estate del “siamo umili, ascoltiamo la città” dopo 5 anni di governo Doria che la città si è rifiutato di ascoltarla. Si dica che la stagione di Doria è chiusa. Si proceda a un ricambio del gruppo dirigente che ha avuto responsabilità in questo disastro. Si individuino subito tre-quattro temi forti per elaborare un programma in grado di aprire una nuova stagione per Genova. E si lavori – con chi ci sta – alla ricerca di un candidato che di questo programma si sappia fare interprete in grado di rappresentare quell’esigenza di innovazione che questo Pd non sa più intercettare.
Il resto è vecchia politica. Il resto sono direzioni provinciali lunari buone per conciliare il sonno: vecchi filmati in bianco e nero in cui si parla di un mondo che non c’è più. Il resto è una sconfitta che non ha più senso lasciare al dibattito post-elettorale. Come per le regionali. Come per Savona. Adesso è tempo di parlare chiaro: ora. Adesso è tempo che ciascuno si prenda le sue responsabilità: ora.
Per parte mia ho dato la mia disponibilità a candidarmi. Per personalismo? No. Piuttosto per provare a dar voce a quella parte della società civile che guarda ancora al Pd come partito di riferimento, ma non tollera più le vecchie oligarchie, i signori delle tessere, le segreterie ombra, i caminetti, la gestione autoreferenziale del potere: tutto quello che ci fa apparire, e a ragione, un vecchio apparato che frena l’innovazione. Tutto è perduto? No. A patto di cambiare rotta, uomini e idee”.
Il dibattito è aperto e le risposte non dovrebbero tardare.