Genova – Si svolgerà domani nella sede di Forza Nuova, in via Orlando a Sturla, il convegno di ultradestra che nei giorni scorsi ha scatenato polemiche e dibatitti in tutta la città.
La Questura è stata informata ieri sera, durante uno dei numerosi incontri informativi tra il personale della Digos e gli esponenti della destra genovese, diventati quotidiani.
Dopo la ricerca da parte degli organizzatori di una sala all’interno qualche hotel in città, e dopo aver incassato diversi no proprio dalle strutture ricettive, gli esponenti di “Alliance for Peace and Freedom” hanno deciso di organizzare il convegno nella sede di Forza Nuova a Sturla. Un appartamento di circa 180 metri quadrati che potrà ospitare un centinaio di persone.
L’incontro dovrebbe prendere il via domani alle 15.30. Tra i relatori, oltre a Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, sono attesi anche personaggi della destra europea provenienti da Francia, Inghilterra e Germania.
In tanti hanno sperato fino all’ultimo che il convegno non si svolgesse a Genova ed ora è necessario far fronte al problema della sicurezza visto l’altissimo rischio della manifestazione.
Un numero variabile compreso tra i 300 ed i 400 agenti potrebbe essere schierato. Intanto in via Diaz si terrà un tavolo tecnico per definire i dettagli ma i numeri danno il senso di quanto sia monitorata la situazione da parte delle forze dell’ordine.
Nei giorni scorsi un dibattito acceso aveva avuto protagonista il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ed il gruppo Pd, capeggiato da Raffaella Paita che ha chiesto diverse volte che in consiglio regionale si discutesse una mozione per impedire il raduno.
La capogruppo Pd in Regione aveva spiegato: “Dobbiamo difendere la stora democratica di Genova e della Regione Liguria. Abbiamo letto che Toti sostiene che questo convegno sia legittimo. Spero che riconsideri questa posizione. Ospitare la destra estrema in questa città offende le nostre tradizioni, la nosta cultura e va contro la nostra visione democratica”.
Perentoria era arrivata la risposta di Toti che spiegava le sue posizioni antifasciste ma che, allo stesso tempo, non chiudeva alla possibilità della manifestazione, intesa come libertà di espressione dei propri ideali e ritenendo che della questione dovessero occuparsene Magistratura e Prefettura, non il consiglio.