Roma – Una lunga chiacchierata, quella tra Francesco Totti e Maurizio Costanzo, andata in onda nella puntata del programma L’Intervista di ieri sera, su Canale 5. Tra le tante, le domande sulle due “magiche” della sua vita, Ilary Blasi e la Roma sono quelle che emozionano di più il calciatore romano. E su entrambi gli argomenti, sembra avere le idee molto chiare.
Del rapporto con la donna della sua vita, sposata nel 2004, e madre dei suoi tre figli, il campione racconta: «Inizialmente ho faticato a conquistarla, lei era fidanzata e viveva tra Roma e Milano, faceva la letterina. Non avevo la possibilità di conoscerla a 360 gradi, però mi ha colpito subito lo sguardo. Da parte mia è stato un colpo di fulmine, in questo momento oltre ai miei figli è la persona più importante che ho vicino, mi da stabilità». Al primo appuntamento, il capitano si presentò al volante di una Ferrari, perché «Il giorno prima di uscire con lei mi si ruppe la macchina, avevo un ML. La portai dal meccanico e avevo solo la Smart che però ha preso mia madre. Allora mi rimase solo la Ferrari, e che faccio? Le mando un messaggio scrivendo che c’era un piccolo problema. Lei mi rispose: “Non vuoi più vedermi”. Le dissi che avevo solo la Ferrari e lei mi disse cche potevo stare tranquillo. O andavo a piedi…. O non c’erano alternative. Siamo andati al cinema e a cena e quella sera l’ho baciata. Il primo giorno che l’ho vista ho detto che era la donna della mia vita. Io vado a sensazioni, a pelle e se punto una cosa cerco di arrivare fino in fondo e so che cosa faccio. La maglietta “Sei Unica” era per lei ed è unica in tutto». Il pensiero per il futuro è solo uno, quello di invecchiare insieme, di smettere di lavorare e diventare campioni di burraco.
Il secondo amore, la Roma, a cui ha legato indissolubilmente la sua carriera, con 778 presenze e 250 gol in Serie A. Il racconto del selfie allo stadio, sotto la curva, del gol scudetto, delle tappe salienti della sua carriera. Oggi è un po’ meno protagonista, ma pensando al futuro, difficilmente si immagina lontano dai campi da calcio, magari come dirigente, ma sicuramente non nei panni di allenatore, perché ” i giocatori sono una massa di paraculi e se si mettono tutti insieme….”.