Genova – Si è conclusa in questi giorni l’operazione “Uova D’Oro”. Il personale della Squadra Investigativa del Commissariato Foce Sturla, diretto dal Commissario Capo Valeria Dulbecco, ha portato a termine l’operazione e denunciare alla Procura della Repubblica di Genova una piemontese di 57 anni ed il marito di 78, entrambi accusati del reato di concorso continuato in circonvenzione d’incapaci. L’attività ha avuto inizio nel novembre scorso, quando un’assistente sociale dell’ospedale “San Martino” ha segnalato alla Polizia lo stato d’abbandono di un anziano lasciato solo e privo d’assistenza, all’interno del nosocomio. Gli investigatori del Commissariato Foce-Sturla hanno quindi condotto i primi accertamenti, dai quali è emersa la presenza di due figure sospette che gravitavano intorno alla vita dell’anziano. Sono stati dunque disposti urgenti approfondimenti per far luce sulla situazione. Gli agenti, attraverso articolate ed approfondite indagini patrimoniali, hanno passato al setaccio circa ottanta conti correnti bancari e postali.
Una capillare e complessa attività di analisi che ben presto ha portato i suoi frutti, mettendo in risalto enormi quantità di movimentazioni, tra le quali bonifici, regalie, pegni, prelievi, cassette di sicurezza ed assegni nonché, tra l’altro, donazioni e vendite di appartamenti nelle zone più ricche della città, aventi un valore di diverse centinaia di migliaia euro.
Gli accertamenti sulle movimentazioni patrimoniali hanno messo in evidenza una realtà a dir poco inquietante e molto più vasta di quella inizialmente immaginata, essendo emersa la presenza di ulteriori vittime: oltre all’anziano ricoverato, erano infatti entrate nella “spirale diabolica” della coppia altre due donne ultraottantenni. La dinamica era semplice ed efficace allo stesso tempo: mentre il marito le “accudiva” all’interno di un’abitazione dell’entroterra levantino, la moglie, mediante l’utilizzo dei loro bancomat – circa una decina – svuotava i conti correnti con prelievi costanti, anche di oltre 1000 € al giorno. Non appena accreditate le pensioni sui conti, questi venivano prosciugati all’istante. Non solo, le anziane circuite dalla coppia venivano indotte altresì a vendere i propri gioielli di famiglia o donare le loro proprietà immobiliari, frutto di anni di sacrifici. Il provento illecitamente accumulato era composto da denaro, beni immobili e mobili, per un valore complessivo superiore ad un milione di euro.
A metà marzo, gli investigatori hanno, pertanto, eseguito sei perquisizioni, rinvenendo le tessere bancomat ed i manoscritti della coppia recanti, per ciascuna, il rispettivo numero “pin” ed altra documentazione utile a suffragare le responsabilità dei due coniugi nel reato di circonvenzione d’incapace.
Nell’immediatezza, il pm ha disposto il sequestro di un immobile di pregio nel quartiere di Albaro, conti correnti, cassette di sicurezza, pegni ed oggetti preziosi del valore di svariate migliaia di euro.
L’ultimo tassello del pregnante quadro accusatorio è stato posto ad inizio di questa settimana, con il sequestro di un ulteriore immobile, in prima battuta occultato grazie al noto “gioco delle tre carte”, ovvero mediante un’intestazione fittizia ad altra persona. L’articolata attività investigativa è riuscita a rivelare l’attività simulatoria, consentendo di bloccare altra parte di tale illecito patrimonio.