Imperia – Morire a 18 anni per una passeggiata nei boschi con il proprio cane. Non si placano le proteste per l’incredibile tragedia avvenuta ieri, nei boschi di Apricale, con un 18enne colpito a morte da un pallettone sparato da un cacciatore che lo aveva scambiato per un cinghiale.
Nathan Lebolani, figlio di una coppia di origine ceca, perfettamente integrato, stava passeggiando nel bosco insieme al suo cane come faceva regolarmente e non si è accorto di essere finito nella “linea di tiro” di una battuta di caccia al cinghiale. Un cacciatore con appena due anni di esperienza lo ha scambiato per una preda e ha sparato un pallettone che lo ha colpito ad un braccio, trapassandolo, per finire la sua corsa nell’addome.
Un colpo mortale che ha provocato una gravissima emorragia. Inutili i tentativi disperati di salvare il ragazzo che ha agonizzato per due ore prima di arrendersi alla morte. Il tutto mentre vigili del fuoco, soccorso alpino e volontari della protezione civile facevano l’impossibile per raggiungerlo e salvarlo.
Una morte che ha fatto scattare un’indagine con l’accusa di omicidio colposo nei confronti del cacciatore che ha sparato ma che sta sollevando una protesta senza precedenti sui social perchè quanto avvenuto potrebbe accadere ancora e a chiunque perchè le zone oggetto di battute di caccia non sono recintate e spesso l’obbligo di segnalare sui sentieri di accesso che è in corso una battuta, non viene rispettato, limitando i cartelli ai “punti di partenza” più vicini e senza tenere conto di strade e sentieri interni al bosco.
Insorgono le associazioni di tutela degli animali ma anche quelle degli escursionisti e degli amanti delle passeggiate nei boschi. Morire per una pallottola sparata nel fitto della boscaglia è inaccettabile e purtroppo la domenica è uno dei giorni “a disposizione” dei cacciatori per le battute.
Si chiede a gran voce che le battute siano limitate ai soli giorni infrasettimanali se non, come chiedono le associazioni più intransigenti, vietate del tutto.
