Genova – Scuole chiuse in anticipo e studenti che dovranno rinunciare alle lezioni per una partita di pallone. La circolare non è ancora stata inviata ma – secondo il quotidiano Il Secolo XIX che per primo ha sollevato il “caso” – si tratterebbe di una questione di ore.
L’incontro tra Genoa e Milan di lunedì 21 gennaio, alle 15, è “ad alto rischio” e considerato che ogni richiesta di rinvio ad un orario più consono (le 21) non è ancora stata esaminata e tantomeno approvata, si corre ai ripari con la “limitazione dei danni”.
Il rischio che gli studenti delle scuole di Marassi, ed in particolare di quelli delle scuole più vicine allo stadio, si incontrino con le tifoserie è considerato “da evitare” e pertanto si sarebbe deciso di anticipare la fine delle lezioni nella giornata di lunedì e di mandare a casa prima del tempo gli studenti per il rischio partita.
Una decisione che non era mai stata presa nella storia cittadina e che la dice lunga sul tema della convivenza dello stadio in un quartiere densamente popolato e che subisce i disagi di un calendario sportivo più in mano ai “signori della pubblicità e della TV” che al “Popolo sovrano” di cui si parla spesso e a sproposito.
E così gli insegnanti dovranno modificare i programmi di insegnamento, alcuni perderanno un’ora (e forse più) di lezione ma nessuno sembra domandarsi se sia giusto che una parte della popolazione debba pagare per il “divertimento” di una minoranza e la stupidità di una ancor più risicata minoranza di pseudo-tifosi che vanno allo stadio solo per cercare occasione di rissa e di violenza.
L’uccisione di Claudio Spagnolo, detto”Spagna”, alcuni anni fa, per mano di un “tifoso” che lo ha accoltellato a morte, non è ancora stata dimenticata e se la stragrande maggioranza dei tifosi ricorda con dolore e come un monito contro la violenza quanto avvenuto, uno sparuto gruppetto di delinquenti spera ancora in una “vendetta” o in una “replica” a seconda del fronte e della gradinata occupata lunedì.
Per questo motivo l’incontro è “a rischio” la popolazione è preoccupata ed ha paura, si dovranno riempire le strade di Marassi di forze dell’ordine che potrebbero essere impiegate altrove e senza dispendio di denaro pubblico, i residenti della zona stadio dovranno spostare le auto e parcheggiarle altrove come succede ad ogni partita, alcune vie del quartiere saranno chiuse e blindate con paratie di metallo alte diversi metri in violazione delle più elementari norme sul diritto alla libera circolazione e ora si potrebbe addirittura decidere di chiudere le scuole.
Abbastanza per riflettere davvero sul significato del Calcio, sulla convivenza tra Stadio Ferraris e quartiere di Marassi e sul reale rapporto costi-benefici di uno sport che ormai è comandato solo dal dio denaro come ha dimostrato il vergognoso incontro di ieri sera, a Gedda, città di uno Stato che non rispetta i diritti umani, tra Juventus e Milan. Partita disputata in Arabia Saudita per l’enorme offerta economica fatta agli organizzatori che hanno “dimenticato” che nel Paese le donne sono discriminate, l’omossessualità punita con la morte e dove si rischia il carcere o peggio per il proprio credo religioso.
Anche il presidente del Municipio Bassa ValBiagno, Massimo Ferrante, ha espresso forte perplessità per quanto sta avvenendo a Marassi. In un posto pubblicato su Facebook si esprime contro la situazione
“Mille ragazzi usciranno a mezzogiorno – scrive Ferrante – Non ci saranno i rientri. In più, salteranno tutte le attività pomeridiane, comprese quelle delle società sportive ospiti delle palestre scolastiche: basket dilettantistico, pallavolo, badminton. Ma è normale tutto questo per una partita di calcio? No, non è normale oggi siamo costretti a vedere qualcosa che non si era mai vista e non avremmo voluto vedere mai”.