Genova – Goa Boa: pronti, via!
Si è aperta ieri sera l’edizione 2019 del festival, consuetudine delle estati genovesi e a farla da padrona è stato Calcutta, artista simbolo dell’indie italiana.
L’Arena del Mare ha accolto il pubblico già dal tardo pomeriggio e alle 19.00 è partita la musica.
A rompere il ghiaccio è stata Leyla El Abiri, cantante appena 20enne ma già nota nel panorama genovese che, con la grinta dei vent’anni, si esibisce senza lasciarsi intimidire.
Cambio palco e cambio d’artista. Giovanni Truppi, accompagnato dalla sua band, propone alcuni dei suoi brani più interessanti, estratti tra i suoi album precedenti e dal suo ultimo lavoro “Poesia e Civiltà”.
Diviso tra il pianoforte e la chitarra, l’artista napoletano ha catturato l’attenzione di tutti e coinvolgendo gli spettatori.
Salutato l’interprete di “Borghesia”, gli applausi sono tutti per Mecna. L’artista foggiano, classe 1987, fa ballare il pubblico a ritmo del suo rap chiudendo la sua performance con “Un drink o due”, cantata in loop.
L’attesa, poi, diventa tutta per Calcutta che apre il concerto con “Briciole” e “Kiwi” gridando all’unisono con il pubblico quel “mondo cane” che tanto ha il sapore dello sfogo.
Il concerto si muove, lento, tra le composizioni di Edoardo che imbracciando la chitarra per “Amarene” e per “Le Barche”.
Sul palco c’è spazio anche per la performance di Marco Ziliani che canta “Bar Franca”, una instant hit che fa scoppiare il pubblico.
Si ritorna poi alla voce dell’artista indie per definizione che prosegue arrivando alla tranche finale con “Gaetano”, “Saliva”, “Frosinone” e il gran finale di “Pesto”.
Calcutta saluta il pubblico sfatando, finalmente, il mito che Genova fosse per lui portatrice di sventure.
Il primo concerto, infatti, lo ha visto salire sul palco con 40 di febbre mentre il secondo non si è potuto svolgere perché la pioggia ha rovinato gli strumenti.
La terza volta, dunque, è quella buona: “Genova non porta sfiga”.