Genova – Un artista di strada multato perchè lavora “con il viso coperto” dal cerone necessario per fingere di essere una statua ma sul Bus della linea 67, che attraversa il quartiere di San Fruttuoso, si viaggia tranquillamente indossando il burqa, il velo islamico più “integralista” che copre completamente il viso e lascia scoperti solo gli occhi.
La polemica si arroventa sui social dopo la pubblicazione, sul gruppo Sei di San Fruttuoso se, di un’immagine che mostra una donna di religione musulmana che viaggia su un bus della linea 67 indossando un burqa, il velo che copre completamente il viso, rendendolo irriconoscibile e lascia scoperti – e parzialmente – solo gli occhi.
Una scena che sembra si ripeta praticamente ogni giorno visto che la donna si sposta regolarmente in bus e sempre nei medesimi orari e che suscita reazioni diverse e contrarie.
C’è chi sostiene che il velo integrale sia proibito per legge e che la donna in questione vada dunque fermata e multata se non si scopre il viso, e chi, invece, sostiene che il fatto che il burqa sia un capo di abbigliamento “religioso” offra una “sponda” all’interpretazione del “valido motivo” per non incorrere nella sanzione.
Di fatto la questione è di lana caprina ed ancora oggi le sentenze dei giudici interpellati sono diverse anche se per la maggior parte “a favore” dell’uso lecito del velo sebbene vi sia una grande confusione sul termine “velo” vito che la maggior parte delle donne musulmane più rigidamene osservanti, indossa veli che non coprono assolutamente il viso.
Da tempo la questione è dibattuta da illustri costituzionalisti che dibattono sulla possibilità di “limitare” la libertà di espressione di culto “per motivi di sicurezza”
(una valida documentazione è pubblicata qui LEGGI TUTTO)
La questione, però, è di scottante attualità poiché la sanzione che l’artista di strada ha preso lavorando in via san Lorenzo potrebbe appellarsi allo stesso “cavillo legale” e dimostrare che il cerone, e quindi il mascheramento, era giustificato da un “valido motivo”, ovvero la sua interpretazione artistica.
Di certo c’è solo che il numero delle donne che indossa correntemente il burqa per le strade – ed ora anche sui bus – di Genova è in aumento e non risultano sanzioni.
Eppure, sotto il profilo della sicurezza in tempi di terrorismo, sembrerebbe più “pericolosa” una persona completamente coperta da capo a piedi che sale su un autobus di una “statua parlante” che staziona sotto gli occhi di tutti in piazza San Lorenzo.