Genova – Un detenuto con problemi psichiatrici ha aggredito un agente penitenziario del carcere di Marassi e ha tentato di strangolarlo.
L’episodio risale al pomeriggio di ieri quando l’aggressore si è scagliato contro il poliziotto. Immediatamente gli altri agenti sono intervenuti e hanno separato il detenuto dall’aggredito, trasportato al pronto soccorso per le dovute cure e dimesso con una prognosi di quattro giorni.
La denuncia di quanto accaduto arriva da Fabio Pagani, segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria: “Servono misure straordinarie in favore della polizia penitenziaria e, in generale, delle carceri. Il numero continua progressivamente ad aumentare e aumenta il sovrappopolamento dei penitenziari, mentre gli organici della polizia penitenziaria continuano a diminuire. La gestione dei detenuti con problemi di natura psichiatrica va ripensata e riorganizzata”.
Mentre Pagani auspica un intervento del ministro Bonafede, Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria aggiunge: “La gravissima aggressione nel carcere di Genova di un agente penitenziario ad opera di un detenuto con problemi psichiatrici, con il tentativo di ucciderlo, è solo la punta dell’iceberg di una situazione che denunciamo da tempo: dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari con la legge 81/2014 almeno 2 mila detenuti con problemi mentali sono in carcere invece di essere ricoverati nelle Rems, le strutture alternative agli istituti di pena”.
“Si continua a sottovalutare che – aggiunge – per la ben nota carenza di psichiatri e psicologi il personale di polizia penitenziaria a Genova come in tanti altri carceri, mettendo a rischio la propria incolumità, è costretto a svolgere mansioni non proprie rispetto ad una realtà, quella della salute mentale dei detenuti, che troppo spesso viene dimenticata da report e statistiche”.
Anche Di Giacomo rivolge un appello al Ministro della Giustizia: “Il carcere non può continuare a essere un immondezzaio dove si butta dentro di tutto. Vi è bisogno di rivedere la vigilanza dinamica con un sistema che consenta di porre al centro la rieducazione dei pochi detenuti che vogliono farlo e non come ora che si dà mandato di delinquere ai criminali che gestiscono i loro traffici illeciti da dentro le carceri o peggio ancora alla criminalità organizzata di scegliere come ricovero da possibili agguati sapendo che da dentro comunque riescono a gestire senza preoccupazione le loro strutture esterne”.