Genova – “La curva relativa ai contagi continua la sua lenta e progressiva discesa, anche se con differenze da territorio a territorio ma con un trend univoco. Questa è una buona notizia, così come il fatto che calano i posti letto occupati per l’emergenza sia nei reparti di media che di alta intensità. L’ordinanza che è entrata in vigore oggi prevede piccoli spazi di libertà per cittadini e imprese, è un primo timido passo: non significa “liberi tutti” e non sarà così per molto tempo. Ma una ripresa graduale significa passare dai divieti assoluti alle regole precise e rigorose, che sono valide e indispensabili per tutti: dalla capacità di rispettarle dipenderà la possibilità di tornare lentamente alla normalità, tenendo sotto controllo la curva dei contagi e l’occupazione dei posti letto nei nostri ospedali”. Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha fatto il punto sull’emergenza coronavirus.
“Riteniamo che la nostra ordinanza sia pienamente legittima e quindi applicabile da tutti i Comuni. Se qualche sindaco ha ritenuto di emanare ordinanze più restrittive, pensiamo sia legittimo: la Liguria chiede maggiore autonomia al governo e garantisce autonomia ai nostri amici sindaci, che per la maggior parte hanno comunque applicato la nostra ordinanza. Per altro analoghe ordinanze sono state emanate anche in Veneto, Emilia, Toscana, Lazio quindi da Regioni di diverso colore politico. L’obiettivo è favorire una ripresa lenta secondo regole rigorose per la salvaguardia della salute dei cittadini”.
“Continueremo a chiedere al governo che nei prossimi passaggi lasci più autonomia alle Regioni: applicare regole uguali a situazioni diverse – sottolinea il governatore ligure – determina ingiustizie sia sotto il profilo giuridico che sociale. Per questo mi aspettavo che, terminata la fase del lockdown legato all’emergenza vera, acuta, in cui tutti molti diritti sono stati sospesi sia per i cittadini che per gli enti locali, nella fase 2 in cui l’emergenza c’è ancora ma è affievolita il governo tornasse a rispettare diritti costituzionalmente garantiti, compreso il titolo V della Costituzione, delegando a Regioni e Comuni l’applicazione delle linee guida e consentendo non solo ordinanze più restrittive ma anche di maggiore apertura, secondo le specificità del territorio. Lo dico da uomo delle Istituzioni: si tratta di responsabilità che vanno condivise in modo sostanziale. Il Governo – conclude – ha il diritto e dovere di fare la propria parte ma vorrei consentire alle Regioni di fare altrettanto”.
“Il sistema sanitario regionale – ha aggiunto la vicepresidente e assessore alla Sanità Sonia Viale – deve mantenere l’assetto attuale, così come nel periodo di massimo picco epidemico, perché dobbiamo accompagnare questo momento importante della progressiva riapertura, con la giusta attenzione per un eventuale ripresa della diffusione del contagio, in modo da essere pronti, se necessario, a riattivare rapidamente i posti letto di media e alta intensità. Ovviamente speriamo non accada: questo dipende da noi e dai nostri comportamenti, dalla nostra capacità di gestire le nuove regole introdotte con l’ordinanza, molto attesa e con tantissimi aspetti positivi anche per la salute persone. La ripresa dell’attività motoria rappresenta infatti una componente fondamentale per la qualità della vita delle persone e per la loro salute. Al contempo, stiamo lavorando alla fase 2 anche in sanità per la progressiva riapertura dell’attività in elezione, che è stata sospesa durante la fase acuta dell’emergenza. I Diar hanno ricevuto un mandato specifico in questa direzione stanno lavorando per riprogrammare la ripresa dei percorsi legati alla prenotazione delle visite, attività chirurgica e a tutto ciò che riguarda i servizi. Su questo avremo un’interlocuzione con i sindaci che incontreremo dalla prossima settimana”.
Circa alcuni dati sulla percentuale di diffusione del contagio tra il personale sanitario, la vicepresidente Viale ha affermato: “In base agli studi epidemiologici redatti dagli esperti, confermo che ci manteniamo sulla percentuale del 2,7% circa dei positivi tra il personale. Ipotetiche percentuali del 20% non sono suffragate da elaborazioni epidemiologiche. Sono disponibile al confronto ma dobbiamo essere precisi: lo dobbiamo ai nostri operatori, senza diffondere dati non validati dagli esperti in materia”, ha concluso Viale.