Genova – “Oggi il COVID è un gatto selvatico addomesticabile”, con questa metafora Matteo Bassetti, primario della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico San Martino ha voluto sottolineare il cambiamento che il virus ha avuto nel corso delle ultime settimane.
Tramite un post su Facebook, Bassetti è nuovamente intervenuto spiegando che “i pazienti con il COVID che si presentano oggi alla nostra attenzione sono profondamente diversi da quelli che arrivavano nei nostri ospedali a marzo/ aprile”.
Poi ancora: “Per usare un paragone comprensibile ai miei figli ho chiamato in causa il mondo animale: a marzo/ aprile il COVID era una tigre, oggi è un gatto selvatico addomesticabile. Perché? Meno carica virale e meno virulenza? Entrambe le ipotesi sono valide, attendiamo conferme dai laboratori di virologia, già anticipate dal San Raffaele e dall’ospedale di Brescia. Non si dica però che oggi il virus è meno letale perché siamo più bravi o perché i pazienti arrivano prima in ospedale. E’ vero che siamo più bravi, ma la presentazione clinica e l’esordio della malattia oggi sono molto diversi”.
Non è mancata una riflessione sul passaporto sanitario: “lo trovo poco in linea con la privacy dei pazienti – ha spiegato Bassetti – Creerebbe un precedente: chiedere agli italiani di esibire la negatività del tampone o quella della sierologia equivarrebbe a chiedere a un giovane di esibire il test per l’HIV o per la sifilide negativo, prima di entrare in una discoteca. A mio avviso le informazioni dovrebbero restare sensibili e valutate esclusivamente dai medici”.
Questo è sempre quello che diceva che il covid19 era una banale influenza, poi quando i suoi pazienti hanno iniziato a morirgli tra le mani ha visto la tigre assassina, ora accarezza il gatto selvatico. Farebbe meglio a imparare il proprio mestiere e farlo con umiltà senza apparire con false certezze qua e là ogni volta che un giornalista chiede il suo parere. Io riparo automobili, non sono certo un medico, ma quando non riesco a risolvere un problema cerco di analizzarlo a fondo e di trovare una soluzione, a volte l’impegno paga altre bisogna riconoscere i propri limiti e dichiarare onestamente che non si è in grado di fare qualcosa o non si conosce l’argomento. Non è un demerito è una semplice ammissione di onestà.