Alassio – Girava in Jaguar, vestita all’ultima moda ed indossando orologi di grande valore e gioielli molto vistosi l’insegnante scoperta dai carabinieri ad “arrotondare” lo stipendio con l’attività di prostituzione. Il “caso” è emerso durante le indagini su un vasto giro di prostituzione e sfruttamento avviate dai militari di Alassio che avevano ricevuto diverse segnalazioni circa l’attività segreta della donna ma anche del marito e di un gestore di un ristorante che, secondo le ipotesi di accusa, erano complici della donna e potrebbero averla sfruttata o semplicemente “aiutata” nella sua attività.
Nel corso delle indagini è emerso che tra i tre c’erano rapporti di scambio di denaro e che la donna risultava intestataria di diversi conti bancari con depositate ingenti somme di denaro di probabile provento illegale.
A tradire la donna e di conseguenza i complici-sfruttatori, la “bella vita” che non si spiegava con la semplice attività di insegnante.
Auto di lusso, spese pazze e vestiti molto appariscenti hanno fatto scattare i sospetti.
Ora i tre sono finiti in manette e dovranno rispondere di reati legati alla prostituzione ma sulle tracce della donna si sta muovendo anche il Fisco cui dovrà essere dimostrata l’origine delle somme versate e la regolarità delle dichiarazioni dei redditi.
Ma la prostituzione in Italia è già tassata; questo ai sensi dell’articolo 36 comma 34bis della Legge 248/2006, come chiarificato dalla Cassazione con le Sentenze n. 10578/2011, 18030/2013, 7206/2016, 15596/2016, 22413/2016 e dalla Corte Costituzionale con Sentenza 141/2019. Il Codice relativo è 96.09.09 “Altre attività di servizio per la persona non classificabili altrove”.
Cosa aspettano i sex workers ad aprire la partita IVA e pagare le tasse in merito, rilasciando la ricevuta fiscale ad ogni rispettivo cliente?