Genova – Secondo giorno di sospensione delle piste ciclabili in corso Italia e secondo giorno di “botta e risposta” sulle pagine social “pro” e “contro” il provvedimento a base di foto, video e “campagne” a base di commenti lanciate sulle pagine dei quotidiani online che parlano della vicenda.
Ancora per la giornata di oggi il Comune di Genova ha sospeso le corsie riservate alle biciclette che sono state realizzate in corso Italia, nella carreggiata a monte e a mare dell’intero percorso.
Una decisione presa dopo il diluvio di proteste arrivate sia a Tursi che al Municipio Medio Levante ma, soprattutto, attraverso le pagine social dei quartieri interessati, quelli di Albaro e della Foce.
Secondo “le accuse” il restringimento ad una sola corsia delle carreggiate, insieme al flusso veicolare diretto in via Piave a seguito dell’apertura del supermercato Esselunga, provocherebbe il collasso della viabilità locale evidenziata da decine e decine di segnalazioni, di immagini scattate da automobilisti inferociti e dall’evidenza dei video ripresi da diversi punti di osservazione.
Accuse cui i diretti interessati, rispondono con altrettante immagini e video che dimostrerebbero il contrario, ovvero che le code restano anche con la cancellazione delle piste ciclabili e che la sospensione sarebbe solo un palliativo rispetto al problema più grave costituito dalla paralisi del traffico nella zona di via Piave a causa del forte afflusso di veicoli diretti al supermercato inaugurato la scorsa settimana.
Lo scontro diretto sulle pagine social di “Genovaciclabile” e di “No alle piste ciclabili a Genova d’intralcio alla viabilità ordinaria” o “Ciclabili vuote Genova nel disagio” è durissimo e le posizioni ribadite con modalità più o meno “civili”.
Lo scontro si sposta anche sulle pagine dei quotidiani online a suon di campagne di “sensibilizzazione” organizzate dai membri dei gruppi che organizzano veri e propri blitz per cercare di influenzare i Lettori commentando negativamente o positivamente chi lavora unicamente per Informare.
Stupisce l’assenza e il silenzio di chi queste rivalità dovrebbe affrontarle con l’unico approccio possibile: quello dei numeri.
Basterebbe incaricare un ente terzo e verificatore che rilevi scientificamente l’uso delle ciclabili e il numero di auto che riescono a percorrere un determinato percorso “con” e senza” le corsie riservate e poi decidere – mettendoci piuttosto la faccia – seguendo la priorità di ridurre il caos del traffico o incentivare l’uso della bici in una città dove i mezzi sono ancora ridottissimi, dove il numero degli utilizzatori è sensibilmente aumentato specie lungo alcune direttrici come quella da ponente verso il centro, ma anche dove altri percorsi, a opinione dei Cittadini, sono troppo invasivi sulla normale viabilità per poter rappresentare, in questa fase della vita della città, una reale “soluzione”.
Nel mezzo c’è il progetto per lo spostamento delle piste ciclabili sul lato mare di corso Italia, in apposite corsie protette e isolate dal resto del traffico, realizzate con la ridefinizione di tutto il percorso secondo criteri urbanistici più moderni e razionali.
Il progetto c’è, il denaro pure e non sarebbe un delitto decidere di sospendere temporaneamente il provvedimento, rendendo le piste ciclabili “ibride” e utilizzabili sia dalle bici che dalle auto, sino alla realizzazione della nuova sistemazione delle aree.