Roma – Mario Draghi salirà al Quirinale in mattinata, convocato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, quasi certamente, gli affiderà l’incarico di formare un Governo tecnico in grado – sulla carta – di traghettare l’Italia fuori da una crisi senza precedenti sia sul piano economico che politico.
Se l’ex presidente della Banca Centrale Europea (BCE) non accetterà l’incarico ci saranno elezioni anticipate che certamente non rientrano tra i programmi di molti dei partiti che compongono l’attuale Parlamento.
Più probabile, invece, che l’ex super funzionario con profondi rapporti di “vicinanza” con l’Unione Europea e i leader degli Stati europei e non solo, accetti cercando poi di formare un super Governo tecnico che potrebbe ricevere l’appoggio esterno di gran parte dell’attuale panorama politico.
Soprattutto un Governo guidato da un super esperto di questioni finanziarie che potrebbe essere “di garanzia” rispetto ai super investimenti che l’Europa ha intenzione di fare in Italia, al prezzo di robuste ed ancora non troppo chiare “riforme” dell’attuale funzionamento dello Stato.
E proprio su questo punto muove lo scetticismo di parte della politica che teme che un intervento tecnico tenda a seguire un pò troppo alla lettera i “desiderata” dell’Unione Europea e un pò meno le esigenze di supporto agli strati meno ricchi della popolazione.
L’Europa chiede drastici tagli alla Spesa Pubblica e la riorganizzazione del Wellfare e chiede all’Italia di usare gli oltre 200 miliardi di fondi in arrivo in “investimenti” e non nella spesa corrente.
Questo significa certamente un piano di crescita in settori chiave come i trasporti, le telecomunicazioni e l’imprenditoria ma probabilmente anche un occhio molto meno “tenero” verso interventi diretti di sostegno alla popolazione.