Genova – Una lettera anonima potrebbe fornire elementi importanti a fare chiarezza sull’omicidio di Alessandro, il figlio di appena 8 mesi di Katerina Mathas. Per l’omicidio del bambino è in carcere da ormai 10 anni Giovanni Antonio Rasero, l’uomo che, nella notte tra il 15 e il 16 marzo 2010 trascorse alcune ore con la mamma del piccolo che è stato poi trovato morto, ucciso da colpi alla testa e da diversi traumi.
Per la Giustizia il colpevole del delitto è lo stesso Rasero ma ora, con l’emergere di nuovi elementi, il caso potrebbe rivelarsi ancora più choccante.
Del caso si è infatti occupata la trasmissione Le Iene con un servizio che ricostruisce il ritrovamento della lettera anonima ma, soprattutto, con la testimonianza di persone che sembrano avere elementi molto importanti per accertare la verità e che non sarebbero state ascoltate in Tribunale o avrebbero mentito per proteggere in qualche modo la mamma del piccolo.
La trasmissione Mediaset, partendo dalla lettera, ha incontrato persone molto vicine a Katerina Mathas e che hanno rilasciato dichiarazioni molto forti – prive al momento di riscontro – ma che dovrebbero doverosamente essere verificate e accertate.
Secondo il racconto dei testimoni, infatti, alcuni elementi cardine del processo andrebbero rivisti perché non corrispondenti alla realtà dei fatti.
In particolare un testimone – sedicente ex compagno della Mathas – avrebbe ammesso di aver omesso in sede di processo e nelle dichiarazioni alle forze dell’ordine, il fatto di aver sentito piangere il piccolo Alessandro in un orario in cui, per la perizia medico legale che inchioda Rasero, doveva essere invece ormai morto.
Anche diverse sedicenti amiche della donna hanno fornito ricostruzioni dei fatti e dell’ambiente in cui si sono verificate, che – se confermate da indagini e accertamenti – fornirebbero elementi utili a riaprire l’inchiesta e, probabilmente, a scagionare Rasero.
Il punto focale del processo è infatti la circostanza secondo cui, all’orario fissato dai medici legali per la morte di Alessandro, l’unico a trovarsi nella casa di Nervi insieme alla piccola vittima era, appunto, Rasero.
La mamma era in giro per la città alla ricerca di cocaina di cui era dipendente.
Assente la mamma nelle ore del decesso, l’unico colpevole poteva essere Antonio Rasero.
L’uomo si è sempre detto innocente e ora può concretamente sperare in una revisione del processo alla luce dei nuovi elementi emersi e che, ovviamente, dovranno essere accertati.
La mamma di Alessandro, invece, non potrebbe essere nuovamente processata per lo stesso reato poiché la circostanza non è prevista nelle normative vigenti e che prevedono invece che un’assoluzione passata in giudicato – e dunque con sentenza definitiva – non può essere nuovamente oggetto di un nuovo processo.
Il servizio delle Iene è visibile qui