Chiavari – Un nuovo appello a farsi avanti e a testimoniare particolari sin qui “dimenticati”. Lo ha lanciato ieri sera, nella trasmissione Chi l’ha visto, in onda su Rai Tre nazionale, la famiglia di Nada Cella, la ragazza massacrata nello studio del commercialista Marco Soracco 25 anni fa.
Un appello a farsi avanti per far conoscere alle forze dell’ordine qualunque informazione, anche riportata da persone oggi scomparse, su quanto avvenne quel tragico giorno di maggio del 1996 quando qualcuno entrò nell’ufficio di via Marsala e uccise la ragazza.
In particolare si cerca la persona che telefonò ad un avvocato con il cognome identico alla vittima ma che non ha nulla a che fare con la famiglia e che sembra la stessa che poi chiamò anche in casa di Soracco facendo scattare una segreteria telefonica che registrò la chiamata. Una persona che sembra in là con gli anni e che si definisce “signorina” come le altre 4 amiche, conoscenti o forse consorelle, di cui parla nella telefonata.
E proprio la pista degli ambienti religiosi è quella che più sembra poter rivelare particolari che nelle passate indagini vennero inspiegabilmente omessi o accantonati.
Si pensa che la super testimone che disse di aver visto l’attuale indagata nascondere qualcosa sotto la sella del motorino ed apparire “sporca” la mattina del delitto, possa essere proprio una suora o comunque una persona vicina agli ambienti religiosi in cui l’attuale indagata visse a lungo, sia come orfana che come ragazza madre.
La giovane era stata ospite da bambina in un istituto di suore e da ragazza trovò ospitalità in una casa messa a disposizione da un istituto religioso proprio a poche decine di metri dal luogo del delitto.
Nei giorni scorsi alcuni religiosi sarebbero stati ascoltati dagli inquirenti proprio per verificare questa pista e per accertare se qualcuno di loro ricevette confidenze o confessioni da parte della presunta assassina o da persone che potrebbero aver visto qualcosa che riguarda l’omicidio.
Un’ipotesi che, durante la trasmissione Chi l’ha visto sembra essere stata negata con rigore da almeno uno dei frati ascoltati come testimoni.
Resta fondamentale identificare la super testimone della chiamata registrata ma anche verificare tutti i dettagli emersi nelle prime indagini sull’omicidio di Nada Cella e che sembrano presentare alcune misteriose lacune come quella del mancato trasferimento di informazioni tra carabinieri e polizia a riguardo del ritrovamento di bottoni simili a quelli trovati sul luogo del delitto nella casa dell’attuale indagata che venne già considerata tra i possibili accusati e poi scagionata con una fretta che oggi appare quantomeno sospetta.
Saranno però i rilievi degli esami genetici sul bottone trovato sul luogo del delitto e sullo scooter sequestrato alla nuova indagata a rivelare o meno elementi preziosi per le indagini.
Se si trovassero tracce del sangue di Nada nello scooter o se si trovassero tracce di dna dell’indagata sul bottone trovato tra il sangue della vittima, infatti, la posizione della donna si farebbe certamente più seria.