Genova – Quarantena solo per chi risulta positivo al coronavirus e non per i familiari e per le persone con le quali è entrato in contatto. E’ la proposta choc lanciata da Matteo Bassetti, infettivologo e direttore della clinica di Malattie infettive all’Ospedale San Martino di Genova.
Secondo Bassetti non si dovrebbe più mantenere il livello di allarme precedente alle massicce campagne vaccinali – che però non hanno coperto tutta la popolazione – ma si dovrebbe cambiare l’approccio al virus a partire dalla riduzione della stretta attorno ai contagi.
“Non possiamo continuare a mettere in atto le stesse misure di un anno fa, quando nessuno era vaccinato” ha spiegato Bassetti – La quarantena andrebbe riservata solo ai positivi, non ha senso chiudere in casa anche i familiari e i contatti stretti, se sono in salute”.
Dichiarazioni che sorprendono e non poco visto che proprio l’isolamento del lockdown si è dimostrato in grado di ridurre i contagi proprio perchè le persone erano isolate in casa e il virus non poteva circolare.
La quarantena per i soli contagiati non mette al sicuro le persone che vivono con il positivo poiché proprio i contatti permettono al virus di propagarsi. Una persona può inoltre “sentrsi bene” e non presentare alcun sintomo ed essere invece contagiosa e con una carica virale abbastanza alta da contagiare altri.
Lo scenario a cui probabilmente pensa Bassetti è quello previsto per i prossimi giorni, con contagi a quota 100mila al giorno come avviene già in altri Paesi come la Francia.
Il numero delle persone in quarantena potrebbe salire vertiginosamente sino ad arrivare ad una sorta di lockdown “sommerso” con milioni di persone confinate a casa.
Con la variante Omicron, secondo Bassetti, il pericolo in arrivo potrebbe essere questo.
Sulla “risposta”, invece, si divide invece la Scienza.
Resta prevalente l’opinione che tracciamenti e quarantena siano la risposta adeguata e c’è chi prevede già la possibilità, come fatto in altri Paesi europei, di brevi lock down di 15 giorni ogni volta che la situazione torna a farsi difficilmente gestibile.
Il numero dei contagi ha infatti un rapporto diretto con quello dei ricoveri che restano il problema principale della pandemia.
I vaccini stanno limitando in modo straordinario, rispetto allo scorso anno, il numero delle persone che finisce in ospedale e, in particolare, nei reparti di Terapia Intensiva ma è ovvio che più si estende l’infezione tra le persone e maggiore sarà il numero dei ricoveri.
Per questo motivo, al momento, in attesa di raggiungere ben altre percentuali di vaccinati, l’isolamento dei contagiosi e dei possibili contagiati, resta la risposta più efficace.
Di diverso avviso il parere di Bassetti secondo cui la speranza è che si vada verso una fase «endemica» del coronavirus con molte reinfezioni – a causa della variante Omicron molto più contagiosa – ma con contagi nei vaccinati che danno al massimo sintomi lievi, come raffreddore, tosse, febbre.
Resta la condanna, ferma e dura, rivolta ai No Vax
“Scelgono di rischiare sulla propria pelle — chiarisce ancora una volta l’infettivologo — mentre fra chi ha ricevuto le tre dosi solo il 5-6% può contrarre la malattia. Un Servizio sanitario non intasato può curarli al meglio. Abbiamo di fronte a noi due opzioni: accettare di vivere in un Paese con milioni di persone non vaccinate oppure introdurre l’obbligo, per esempio dai 40 anni in su”.