Genova – Sono passati sei mesi dalla condanna definitiva della Corte di Cassazione e i due imputati per la morte di Martina Rossi, la studentessa genovese precipitata dal balcone di un hotel, a Palma de Maiorca, tendando di sfuggire ad una violenza sessuale, sono ancora in attesa di scontare la condanna a tre anni di reclusione.
A denunciarlo Bruno Rossi, padre della ragazza che, il 3 agosto del 2011 ha perso la vita in modo assurdo durante una vacanza con le amiche.
Il caso ha portato i genitori della ragazza ad una lunghissima e complessa vicenda giudiziaria combattuta dopo che i magistrati locali avevano chiuso il caso come “suicidio”. Ipotesi che i genitori di Martina non hanno mai accettato riuscendo a dimostrare, nel corso dei processi svolti in Italia, che le indagini spagnole sono state quantomeno “discutibili” e riuscendo a dimostrare che Martina era precipitata dal balcone cercando di sfuggire a due ragazzi che volevano approfittare di lei.
I due giovani, oggi due uomini, attendono che la richiesta di affidamento in prova – che sospende la pena in carcere – venga esaminata e il documento – secondo la denuncia del padre di Martina – giace inspiegabilmente in un cassetto da sei mesi. Ovvero da quando la corte di Cassazione ha confermato che Martina è morta sfuggendo ai suoi aguzzini.