Genova – Dopo l’invasione di muri imbrattati da pseudo tifosi con i colori delle squadre cittadine ecco arrivare – come previsto – le minacce tra tifoserie. Su un muraglione della zona di Molassana, in ValBisagno la rivalità tra teppisti mascherati da tifosi si sta trasformando in “lotta” per la supremazia di questi o quei colori e in “minacce” ai rivali perchè la disputa venga regolata con la violenza.
Sale la tensione in tutta la città per la “guerra” tra teppisti camuffati da tifosi che da mesi imbrattano muri, scalinate e cartelli stradali con i colori delle squadre cittadine di calcio.
Chi – non vedendo al di là del proprio naso – le scambiava per “folklore” e non ha messo in campo subito le opportune contromisure, rischia di doversi assumere pesanti responsabilità se, davvero, gli sfottò tra opposte fazioni dovesse trasformarsi in qualcosa di diverso e ben più grave di atti di teppismo e vandalismo organizzato.
A lanciare l’allarme una scritta apparsa a Molassana, su uno dei ponti che attraversano il Bisagno che si è trasformato, con disappunto della maggior parte dei residenti, nella tavolozza privata di gruppetti di giovinastri annoiati che pensano che tutto il mondo ruoti attorno allo stadio di Marassi.
“Ti piace paciugare – si legge nella scritta che deturpa uno degli interventi dei teppisti – Quando ti vieni a “dare”?”
La parola “dare” in dialetto ligure e in gergo da stadio, significa “menare le mani”. L’invito è quindi a dimostrare con la violenza la propria superiorità.
Altre prove evidenti del fatto che non c’è nessun folklore dietro gli imbrattamenti, ma solo rabbia repressa di gruppi di teppisti.
I segni della tensione che sale e del rischio concreto del ritorno a scontri “fisici” tra opposte tifoserie (rigorosamente da parte di finti tifosi) si moltiplicano e vanno dal ridipingere con il colori della propria squadra i muri e le scalinate precedentemente imbrattate da altri alle frasi di offesa e sfida tracciate sui colori degli “avversari”.
Chi ha lasciato che la situazione degenerasse si sta assumendo una responsabilità gravissima mentre le forze dell’ordine fanno quello che possono per identificare e denunciare gruppi molto ben organizzati, in grado di spendere cifre considerevoli in vernici e di “mobilitare” molte persone per colorare ampi tratti di suolo pubblico in pochi minuti, nel silenzio omertoso di chi vede e non chiama i tutori dell’ordine.
Spiace anche il silenzio delle società sportive indirettamente “citate” sui muri e scalinate.
Non una parola per dissociarsi e prendere le distanze da una catena di atti di teppismo che non si vedeva da decenni in città.