La Spezia – Una vera e propria manifestazione per chiedere il “rilascio” delle due famigliole di cinghiali rinchiuse da quasi 10 giorni nel parco della Maggiolina. Ad organizzarla diverse associazioni animaliste e ambientaliste attraverso il tam tam sui social.
La protesta chiederà alle Istituzioni locali di cessare il braccio di ferro per decidere il futuro dei cinghiali e di procedere all’immediata liberazione degli animali che, prima della reclusione, circolavano liberamente per le strade senza arrecare danno.
Secondo gli ambientalisti esisterebbe una interpretazione delle vigenti normative che consentirebbe il ritorno dei cinghiali nei boschi della zona e non si tratterebbe di “immissione” – vietata per Legge – ma di un ritorno.
Nel frattempo prosegue, sotto gli occhi delle forze dell’ordine presenti sul posto, il rifornimento di cibo delle famigliole. Gli ambientalisti lanciano cibo agli animali o lo fanno passare attraverso le sbarre nonostante i divieti espressamente citati nelle ordinanze e nelle normative, una “disobbedienza civile dettata dall’emergenza” secondo gli ambientalisti mentre dovrebbero essere persone autorizzate a fornire agli animali il cibo nelle corrette quantità ed evidentemente preferendo alimenti che non aumentino la dipendenza dei cinghiali da ciò che si può trovare nei bidoni della spazzatura.
In realtà il “braccio di ferro” tra Istituzioni rischia di proseguire a lungo poiché la normativa prevede l’abbattimento dei cinghiali mentre il sindaco Peracchini ha chiesto che gli animali vengano riportati nei boschi. Di mezzo, oltre alla possibile interpretazione della norma, anche il pericolo che gli animali siano in qualche modo “infetti” per la peste suina africana e che il rilascio metta in moto un’epidemia nei luoghi scelti.
Si tratterebbe di una grave emergenza ed un vero e proprio reato dalle conseguenze difficilmente prevedibili.
I responsabili rischierebbero anche cause civili per risarcimenti con cifre enormi.