Genova – I Frati lasceranno il convento del Santuario della Madonna del Monte dopo 578 anni di presenza. La notizia arriva come un terremoto nella storica e antica costruzione religiosa tanto amata e frequentata dai genovesi ma la conferma potrebbe arrivare il 25 settembre quando è prevista, secondo le indiscrezioni, la chiusura definitiva del Monastero annesso al Santuario.
Nessuna chiusura, invece, per gli edifici di culto ma la preoccupazione e lo stupore tra i residenti e tra i tanti fedeli che frequentano il Santuario cresce di ora in ora poiché la notizia della chiusura del monastero è accompagnata all’ipotesi che venga trasformato in un centro di raccolta e ospitalità per Migranti.
Le informazioni che rimbalzano con il tam tam dei social riguardano i costi di mantenimento del monastero e la profonda crisi di vocazioni che ha visto precipitare quasi a zero il numero dei giovani che decide di rinunciare a tutto per prendere i voti, fare voto di carità e offrirsi ad una vita di contemplazione, orazione ma anche di sacrificio per il prossimo.
Le spese per il riscaldamento, per l’illuminazione e per la manutenzione della struttura sarebbero salite alle stelle e così si sarebbe deciso di “tagliare”.
I pochi frati rimasti si sposterebbero altrove ma continuerebbe la gestione e conduzione del Santuario e delle strutture annesse.
Non è dato sapere, invece, che fine faranno le aree verdi e c’è il sospetto che il partito del cemento possa avere gioco facile una volta che i Frati saranno andati via.
Il Santuario della Madonna del Monte è, come si legge nel sito: “luogo di antica tradizione di venerazione mariana. Si ha notizia dell’esistenza di una cappella dedicata alla Madonna dal 958 ed esistono documenti risalenti al 1183 che fanno riferimento alla costruzione di una nuova chiesa accanto all’antica cappella della quale nel 1970, durante i lavori di restauro del santuario, ne vennero alla luce alcuni resti.
Nel XV secolo la chiesa, ormai in rovina, affidata ad un canonico di san Lorenzo, venne giudicata dai frati francescani osservanti luogo adatto ad un loro insediamento per posizione non distante dalla città, immerso nel verde del bosco che lo dominava.
Così nell’anno 1444, per intercessione del doge Raffaele Adorno presso papa Eugenio IV, i frati ottennero tutti i diritti sul priorato e sui beni ad esso connessi.
Lo stesso doge finanziò sia il restauro della chiesa, che venne ampliata, sia la costruzione dell’attiguo convento che fu consegnato ai frati il 13 settembre 1444.
La tradizione vuole che eventi straordinari accompagnassero la presenza francescana in questo luogo: luci misteriose, in segno di devozione alla vergine Madre, furono viste nel 1440, poi nel 1525 nella notte che precedeva la festa di S. Michele e nel 1566, la notte avanti la festività di S. Francesco.
Per un certo periodo di tempo, a cavallo tra il XV e il XVI secolo la chiesa cambiò denominazione e venne intitolata alla Annunziata, devozione tipicamente francescana, ma all’inizio del XVI secolo ritornò al precedente nome di Madonna del Monte, titolo che è rimasto fino ad oggi.
Nella seconda metà del quattrocento e nel cinquecento vennero realizzate opere di parziali di ristrutturazione per adeguare la chiesa ad accogliere le cappelle laterali acquistate dalle famiglie nobili della città e destinate alla loro sepoltura.
Al milleseicento risalgono i lavori di ristrutturazione per la costruzione del coro e dello scurolo (ambiente sotterraneo destinato ad ospitare immagini sacre) voluti e finanziati dalla famiglia Saluzzo.
Sempre allo stesso secolo risalgono l’ampliamento della chiesa in forma barocca per intervento di G.B.Negrone, mentre la costruzione del campanile e l’edificazione di undici cappelle nei luoghi dove fin dal 1623 erano state innalzate delle croci per segnare le stazioni della Via Crucis fu voluta dalla famiglia Saluzzo. Altre tre cappelle vennero successivamente edificate dai frati stessi.
Risale alla metà del 1700, sempre per opera dei Saluzzo e di altri benefattori, la sistemazione della strada detta “nuova”, che collega tra loro le cappelle e giunge al Santuario, e la costruzione della quindicesima cappella.
Si accede alla chiesa da un sagrato lastricato in ciottoli bianchi e neri che al centro formano un disegno nel quale sono riconoscibili lo stemma della città, il simbolo del francescanesimo, dato da braccia incrociate su croce, e dall’iniziale del nome di Maria, a cui il santuario è dedicato.
La chiesa è a croce latina con tre navate e cappelle laterali, volute dalle famiglie nobili genovesi come luogo di sepoltura e per questo impreziosite da dipinti di notevole valore artistico di scuola genovese risalenti ai secoli XVI e XVII di Fiasella, G.B. Casoni, Simone Dando da Carnoli ed altri.
Chiesa5.jpg Di particolare interesse è il polittico dell’Annunciazione attribuito al “maestro dell’Annunziata del Monte” visibile nella terza cappella di sinistra. Nella terza cappella di destra sono collocate due statue lignee del Maragliano e su diverse pareti si osservano i monumenti funebri dei famigliari dei committenti.
Il presbiterio e il coro, posti sopra la cripta, insieme a quest’ultima, furono edificati e decorati tra il 1628 e il 1634 a spese di Giacomo Saluzzo, di cui è visibile il busto, insieme a quelli dei fratelli, posti sulle pareti laterali del presbiterio stesso.
L’altare maggiore, a cui si accede tramite scale laterali, è in marmi policromi con tabernacolo a forma di tempietto sormontato da un crocifisso attribuito agli Orsolino (secondo alcuni Battista e Giovanni, per altri Giovanni e Tommaso) ai quali si devono pure i putti e le statue di S. Francesco e S. Rocco, poste sopra le porte laterali di accesso al coro, i cui stalli sono in noce intagliato.
Sulla parete di fondo del coro, visibile anche dalla navata centrale, è collocata la grande tela di D. Fiasella con l’assunta, datata 1632, mentre sulla parete laterale sinistra si osservano dipinti di B. Fasolo, di G.B. Casone. FotoChiesa5.jpg
Chiesa4.jpg Alla cripta si accede dalla navata centrale tramite un’ampia scalinata. La volta, riccamente decorata, fu affrescata da A. Ansaldo (1584 – 1638) con storie della Vergine. L’altare, così come pure la balaustra che lo separa da dal vano antistante, è in marmi policromi , opera di marmisti napoletani dell’inizio del ‘700. La statua della Madonna è attribuita a F. Valdambrino (1375/1380 ca. – 1435) allievo di Jacopo della Quercia.
Nella sacrestia sono state collocate diverse tele di indubbio valore artistico di G. Strozzi, di A. Semino, di D. Fiasella e di Simone Dando da Carnoli.
Nel chiostro del convento, a due piani, è conservata una pala d’altare marmorea del cinquecento e nel refettorio quattrocentesco è stato murato un pulpito in ardesia a formelle con figure di santi francescani e della Vergine con Bambino, mentre sulla parete di fondo si conserva l’”Ultima cena” di O. De Ferrari datata 1641.
Attraversando l’antisacrestia sulle cui pareti sono poste illustrazioni degli avvenimenti storici più significativi relativi alla vita del Santuario, si accede ad una cappelle di recente costruzione dedicata al “Cantico delle creature” per le celebrazioni feriali e la preghiera della fraternità”.