Genova – Potrebbe non farsi attendere troppo la “prima mossa” delle parti civili che hanno subito danni nella vicenda del crollo del Ponte Morandi che ha ucciso 43 persone il 14 agosto del 2018. Una prima riunione degli avvocati che li rappresentano ha discusso la eventualità di una richiesta di sequestro dei Beni per i 59 imputati nel processo per poter “congelare” al più presto possibile i patrimoni che potrebbero essere (o sono già stati) trasferiti all’estero o di proprietà, proprio per evitare che le richieste danni li possano “aggredire”.
Un argomento marginale per i parenti delle vittime, che certo non cercano un indennizzo economico per la perdita dei congiunti, ma che, sommati agli altri, potrebbero far lievitare a svariate centinaia di milioni di euro le richieste.
Non c’è ancora una linea comune ma nella strategia processuale resta prioritario anche “congelare” il patrimonio degli imputati a garanzia di future possibili richieste di indennizzo e quindi molti osservatori considerano praticamente certa la richiesta che potrebbe essere avanzata non appena possibile.
Osservatori che fanno notare, d’altra parte, che dall’agosto 2018 ad oggi è passato già molto tempo e che quindi, chi aveva ed ha qualche “timore” per l’esito del processo e per la propria posizione, potrebbe aver già avviato tutte le “contromisure” previste – lecitamente – dalle nostre normative.
Le parti civili, insomma, potrebbero faticare non poco a trovare quei patrimoni (conto bancari, immobili, azioni e fondi) nella disponibilità degli imputati al momento del disastro.
Un percorso in salita, quindi, che è iniziato con l’uscita di scena delle Aziende (Autostrade per l’Italia e Spea) dal processo, a seguito del patteggiamento accolto dal Tribunale.