Chiavari – Ore di attesa per familiari e amici di Nada Cella, la ragazza uccisa il 6 maggio del 1996 nell’ufficio del commercialista Marco Soracco in via Marsala, i risultati delle analisi sulle tracce di Dna trovato sul luogo del delitto e sul motorino in uso all’unica indagata all’epoca del delitto sono stati consegnati agli inquirenti che hanno riaperto il caso a seguito di nuove prove emerse ormai quasi due anni fa.
Le prime indiscrezioni, però, non sarebbero positive e i numerosi ritardi con i quali la perizia è stata realizzata potrebbero nascondere un risultato ancora troppo “indefinito” per poter essere considerato la “prova regina” che inchioda il colpevole alle sue responsabilità. Più facile che i risultati restino interlocutori senza fornire elementi di certezza ma neppure escludendo che la persona già indagata all’epoca e poi scagionata per tornare indagata recentemente, possa essere la responsabile.
Nelle prossime ore il magistrato che segue il caso dopo le prime indagini senza risultatao, ormai più di 25 anni fa, potrebbe comunque decidere di rinviare a giudizio l’attuale indagata in forza di altri elementi come le telefonate rimaste anonime di una donna che indicava il suo nominativo tra i sospettati e forniva elementi molto forti se confermati in Tribunale ma che non hanno al momento, neppure un nome ed un cognome.
La donna disse di aver visto l’attuale indagata uscire “sporca” dall’ufficio di Marco Soracco, il giorno dell’omicidio, e di averla riconosciuta e vista nascondere qualcosa sotto il sellino dello scooter.
Ma purtroppo non ci sono conferme della testimonianza e se il risultato delle analisi sullo scooter – che la donna sospettata avrebbe custodito, usandolo, sino ad ora – non fossero decisive, gli elementi di prova potrebbero non portare alla condanna.
Stessa cosa per i bottoni – simili a quello trovato sul luogo del delitto – sequestrati dai carabinieri in casa dell’indagata e mai confrontati con quello sporco di sangue trovato nell’ufficio di Marco Soracco.
Se anche questo esame non avesse fornito elementi di prova concreti e decisivi, la teoria di accuse resterebbe forte ma non abbastanza da condurre ad una condanna definitiva.
Si profila dunque l’ennesima delusione per chi, dopo oltre 25 anni da quel terribile delitto, sperava finalmente di avere uno spiraglio di luce.
Naturalmente escludendo altri clamorosi colpi di scena difficilmente prevedibili al momento.