Genova – I numeri “parlano” e dicono molto sulle responsabilità della tragedia del crollo del Ponte Morandi che il 14 agosto del 2018 causò la morte di 43 persone e danni miliardari alla città di Genova ed al Paese intero.
Ne sono convinti i familiari delle vittime, riuniti nel Comitato Ricordo Vittime del Ponte Morandi che ha diffuso un comunicato per tramite della portavoce, Egle Possetti:
“Oggi in aula è stato sentito il Colonnello Bixio che ha coordinato le indagini della Guardia di Finanza relative al crollo del Ponte Morandi.
La testimonianza è stata focalizzata sulla parte finanziaria della gestione di ASPI, dimostrando un calo delle spese per manutenzione dal 2010 al 2017, ed un paradossale incremento di utili nella gestione di infrastrutture con molti anni di vita alle spalle.
E’ stato anche comparato questo andamento finanziario con la gestione di altre concessionarie, dimostrando delle differenze in termini numerici rilevanti”.
Il lavoro approfondito, preciso, serio da parte degli inquirenti ha ovviamente suscitato attenzione da parte delle difese.
“In aula e tramite un comunicato stampa i legali dell’imputato Castellucci hanno segnalato incongruenze, a loro dire, dei dati e delle tabelle presentati….dicendo che “…sono i numeri a parlare….” – spiega Possetti – Questa frase è molto interessante perché in questa vicenda sono realmente i numeri a parlare, sono 43 i morti, sono numerosi i feriti, sono 43 le famiglie frullate letteralmente da questa vicenda, sono numerosi gli sfollati, sono innumerevoli i disagi che per anni hanno dovuto subire i cittadini, tutto per il crollo di un ponte che per anni fu trascurato”.
Per il Comitato sono numeri altissimi di persone che hanno rischiato la vita nel transitare su quel ponte per anni ed anni.
“Sono ancora i numeri a parlare – scrivono – esplicitando che in un ventennio di concessione privata non furono fatte manutenzioni straordinarie e sostanziali sul ponte Morandi che stava via, via invecchiando, mentre la stragrande maggioranza delle manutenzioni ebbero la paternità del gestore pubblico. Sono però anche i trefoli a parlare segnalando che avevano una tale corrosione da potersi rompere anche solo toccandoli per le misure….e queste sono le reali conseguenze dei numeri, che anche in questo modo possono parlare”.
“Certo ogni parte in questo processo deve gestire al meglio le proprie ragioni – spiega ancora Possetti – ed è giusto e democraticamente corretto che sia così, che ci si confronti sui numeri, ma dai numeri derivano i fatti…purtroppo e cari signori anche se in ASPI ci fossero stati investimenti in manutenzioni, magari celati come in uno scrigno nel bilancio, avrebbero comunque sbagliato bersaglio perché il ponte è crollato come un plastico, sotto il peso delle mancanze, ricoprendo sogni, desideri e vita.
Ci dispiace, e potete forse anche voi immaginare quanto ci dispiaccia,…ma i colpevoli che a fine processo saranno giuridicamente tali non potranno rimediare, nostro malgrado, anche se rifacessero i conti mille e mille volte”.