AnoressiaGenova – Si terrà oggi pomeriggio, a partire dalle 15,30, davanti alla sede della Prefettura, in via Roma la manifestazione organizzata dalle famiglie, dalle associazioni e dagli studenti che protestano contro la decisione del Governo Meloni di tagliare i fondi per l’assistenza delle persone con gravi disturbi alimentari come Anoressia e Bulimia, considerati alla stregua di “mali del secolo” per la loro diffusione, in particolare tra gli adolescenti.
Le associazioni dei familiari delle persone colpite dalle malattie, insieme a Movimento Lilla, Unione degli Universitari, Rete Studenti Medi e Chiedimi Come sto si incontreranno davanti alla Prefettura per domandare al Governo come si possa decidere di tagliare i fondi per pagare importanti esami medici ma addirittura la fornitura di “pasti assistiti” ovvero veri e propri salvavita per persone che, come dice l’indicazione medica, hanno “disturbi alimentari”.
Un taglio da 25 milioni di euro che è rientrato parzialmente, con un “dietro-front” del Governo per circa 10 milioni e che costringerebbe le famiglie con persone colpite dai disurbi a pagare di tasca propria quegli interventi ed esami che – sino ad oggi – erano ricompresi nell’assistenza gratuita coperta dalla spesa pubblica.
Il tutto in un periodo storico dove le famiglie sono sempre più alle prese con ristrettezze economiche e scarsa capacità di poter affrontare spese mediche e dove il numero dei malati di disturbi alimentari sta letteralmente esplodendo.
In Liguria risulterebbero ben 1.500 pazienti in carico al servizio sanitario pubblico per questo tipo di problematiche.
Il timore delle famiglie è che in Liguria si applichi la stessa “soluzione” adottata per affrontare l’emergenza dei ritardi nella presa in carico dei bambini disabili e che necessitano di terapie riabilitative.
In presenza di liste di attesa lunghe anni, infatti, si è deciso di ridurre il numero di prestazioni per i bambini con disabilità in modo da far emergere una maggiore disponibilità di “posti” nei centri convenzionati e ridurre i tempi di attesa senza, di fatto, investire nulla.
Un doppio danno per le famiglie che colpisce sia chi era già coperto dalle terapie avendo ultimato la lista di attesa – e chi deve ancora entrare.
Non si capisce infatti chi abbia stabilito – e con quali criteri – che laddove gli esperti valutino la necessità di un numero di prestazioni, tale numero può essere ridotto per “fare spazio” a nuovi pazienti e ridurre le liste di attesa con un effetto “cosmetico” invece che risolvendo il problema.