Sanremo – Nessun rappresentante della protesta degli agricoltori sul palco del Teatro Ariston e una paginetta letta aggiungendo riferimenti all’Europa che non erano contenuti nel testo concordato.
E’ grande la delusione degli agricoltori che sino all’ultimo hanno sperato di poter salire sul palcoscenico trasmesso in mondovisione per lanciare un disperato appello alla politica italiana – e non all’Europa – che potrebbe incidere sui punti in discussione con la protesta.
I trattori degli agricoltori sono arrivati dalla Lombardia e dal Piemonte per unirsi alla protesta locale e raggiungere Sanremo: obiettivo una ribalta nazionale per una protesta che sostengono essere “manovrata” in chiave anti europeista.
Era stato lo stesso Amadeus a invitare ufficialmente gli agricoltori sul palco, salvo poi cambiare idea alla luce degli sviluppi e dopo che lo stesso ministero degli Interni è intervenuto per “sconsigliare” la presenza diretta della protesta.
E così, all’italiana, si è trovata una soluzione che ha scontentato tutti e che potrebbe scatenare una risposta nell’ala più intransigente della protesta, con una marcia su Sanremo e sulla capitale, già accerchiata da centinaia di trattori e macchine agricole e da migliaia di agricoltori inferociti.
La delusione è stata tanta e le polemiche anche, come quella sulla nota “anti europea” aggiunta a margine della lettura del testo e che non sarebbe stata concordata come il resto del discorso che infatti non contiene alcun riferimento contro l’Unione Europea e le sue scelte.
Nel testo infatti, si legge la richiesta di “una legge chiara che garantisca la giusta distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare, con reciproci benefici per produttori agricoli e consumatori”.
“Non siamo in piazza per chiedere aiuti o sussidi – scrivono gli agricoltori – ma solo per assicurarci che ci venga corrisposta la giusta remunerazione per il duro e insostituibile lavoro che svolgiamo quotidianamente, grazie al quale ogni cittadino può mangiare ogni giorno. Questo purtroppo non avviene da tempo, tanto che oggi la maggior parte dei frutti del nostro lavoro è ampiamente sottopagato, con ricavi che sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione. Protestiamo quindi per difendere la dignità degli agricoltori e per chiedere con forza che venga corrisposto il giusto valore alle nostre produzioni. Senza agricoltura non c’è vita, non c’è sovranità alimentare, non c’è libertà; chiediamo solo la possibilità di continuare a onorare gli insegnamenti dei nostri genitori e dei nostri nonni, che con rispetto, amore e dignità ci hanno portato a coltivare il valore della terra e di ciò che rappresenta, con il solo e unico obiettivo di lasciare un mondo migliore ai nostri figli”.
Una protesta contro il sistema commerciale che offre spiccioli agli agricoltori e poi rivende frutta e verdura a prezzi sempre più insostenibili per gli italiani, ricavando profitti che colpiscono sia il produttore che il consumatore.
Una protesta contro la Grande Distribuzione (supermercati) che tira al ribasso quando compra dagli agricoltori e poi rivende sui banchi a prezzi più che raddoppiati e che acquista prodotti da produttori che possono offrire prezzi sempre più bassi anche a discapito della qualità e potendo produrre con regole meno stringenti per la salvaguardia dell’ambiente e della salute stessa dei Consumatori.
Una protesta contro un sistema che sta strangolando il settore tagliano le gambe al fenomeno del “ritorno alla terra” di tanti giovani che stavano decidendo di riaprire vecchi cascinali, coltivare terre abbandonate e offrire prodotti senza chimica e senza pesticidi.
Una protesta liquidata dalla Tv nazionale con la frase “Siamo vicini agli agricoltori” pronunciata da Amadeus e che non era certo ciò che si aspettava il movimento di protesta più grande mai visto in azione da 50 anni a questa parte.