Genova – Un nuovo clamoroso colpo di scena nelle indagini e nel processo per il crollo del ponte Morandi che ha causato la morte di 43 persone e danni per miliardi di euro alla Liguria. A ben cinque anni dalla tragedia si è scoperto che una delle persone che potrebbe aver avuto un ruolo negli accadimenti risulta iscritto nel registro degli indagati solo ora perchè per anni è stato creduto morto per un errore burocratico.
Il processo, insomma, potrebbe veder esteso il numero dei rinviati a giudizio dagli attuali 57 a ben 59 o, peggio, potrebbe essere necessari un altro processo per due nuovi indagati che, di fatto, si uniscono oggi alla vicenda processuale.
Quello che doveva essere un teste del processo, Agostino Rusca, ex capo ufficio manutenzioni Aspi del Primo Tronco di Genova era “sfuggito” alle maglie della burocrazia perché si pensava che fosse deceduto ed invece, scoperta la sua esistenza in vita, i giudici lo hanno iscritto nel registro degli indagati e potrebbero rinviarlo a giudizio.
Nel frattempo si dovrebbe decidere se “unire” il suo caso a quello in corso o se, invece, si debba celebrare un processo “a parte”, magari in un secondo tempo.
Circostanze che lasciano perplessi i familiari delle vittime e le molte associazioni che si sono presentate come “parte civile” anche per monitorare il corretto svolgimento di indagini e processo.
Il timore, sempre più forte, è che ritardi ed “errori” possano far cadere in prescrizioni molti dei reati del processo, con il risultato che la Giustizia non riesca a veder conclusi i processi con le sentenze definitive. Di fatto una sconfitta per chi chiede già da cinque anni e mezzo una parola chiara su quanto avvenne quel tragico 14 agosto 2018 e chi sono i responsabili di quanto avvenuto.
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