Non tutti sanno che ad Arenzano c’è un pozzo scomparso da secoli ma che, ancora oggi, è oggetto di ricerche più o meno evidenti e che ha segnato la storia della cittadina del ponente genovese persino negli atti pubblici di compravendita di case e terreni.
La storia racconta infatti che nell’estate del 1262, la Liguria era attraversata da una fortissima siccità e che persino il più florido e ricco pozzo di Arenzano, di solito pieno di fresca e ottima acqua, si era inaridito.
Gli abitanti del paese, sorpresi dall’avvistamento delle navi cariche di pirati saraceni che all’epoca depredavano la costa ligure rubando ogni cosa e trascinando via in catene le giovani più avvenenti, decisero di nascondere tutto l’oro e gll oggetti preziosi in fondo al pozzo e di calarvi insieme anche le fanciulle più belle, nel timore che venissero rapite e rivendute come schiave.
Ad alcuni venne in mente che il pozzo potesse essere scoperto e depredato e quindi si decise di chiudere l’entrata e di smontare ogni parte in pietra e di nascondere ogni segno che potesse rivelare la sua presenza.
Le razzie dei predoni saraceni durarono alcuni giorni e gli abitanti di Arenzano, rifugiati sui monti della zona, vedevano i pirati girare casa per casa sempre più furenti perché non trovavano nulla di prezioso e rimanevano senza bottino.
Alla fine i pirati abbandonarono il paese e ripartirono sulle loro navi ma non prima di aver mezzo a soqquadro ogni angolo di Arenzano, sperando di trovare qualche cosa di valore.
A quel punto gli abitanti della cittadina tornarono alle loro case e poi, tranquillizzati dalla partenza dei Pirati, iniziarono a cercare il pozzo per liberare le fanciulle e recuperare tutto l’oro e i gioielli.
Ma il pozzo era stato nascosto talmente bene che nessuno riusciva a ritrovarlo.
Le ricerche andarono avanti, sempre più disperate, per giorni e settimane e poi, rattristati per l’ormai certa morte delle fanciulle, cercarono di dimenticare quanto avvenuto.
Nel corso del tempo, però, il ricordo del tesoro sepolto emergeva a tratti e le ricerche riprendevano per poi arrendersi nuovamente.
Una ricerca che – secondo la tradizione – durerebbe ancora oggi e prova ne sarebbero i documenti che riguardano le ultime compravendite dei terreni e delle case dove, secondo le voci di Popolo, doveva trovarsi il pozzo. Ancora nel 1800 nei contratti dei notai della zona, che registravano i passaggi di proprietà, si poteva leggere una speciale clausola che disponeva che il venditore cedeva all’acquirente la proprietà del bene restando però proprietario del contenuto del pozzo che poteva essere trovato nel terreno ceduto.
Evidentemente la convinzione che questo pozzo sia realmente esistito e che davvero contenga un tesoro, si è tramandata nei secoli e resta ancora ben viva nei ricordi degli abitanti, anche se non vogliono ammetterlo.
(Foto da Facebook – Arenzano Turismo)