Genova – E’ durato poche decine di minuti anche l’interrogatorio di garanzia del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, a palazzo di Giustizia, dove era atteso per le 14 ed è invece arrivato a sorpresa con quasi un’ora di anticipo.
Come l’ex presidente dell’Autorità Portuale Paolo Signorini, ieri mattina, anche Toti si è avvalso della facoltà di non rispondere prevista dall’ordinamento legale italiano e non ha risposto alle domande che il magistrato avrebbe voluto fargli.
Strategia difensiva o reale necessità di leggere l’enorme quantità di documenti prodotti dalla Procura che indaga sul suo conto e su quello di altri 24 indagati, fatto sta che chi sperava in un confronto dialettico è rimasto deluso e probabilmente il gip Paola Faggioni ora si aspetta che anche gli altri due indagati eccellenti per il presunto scandalo mazzette per favori possano rispondere nello stesso modo.
A dirlo i prossimi appuntamenti presi per gli interrogatori di garanzia del capo di Gabinetto di Toti, Matteo Cozzani e dell’imprenditore della logistica ed ex presidente del Genoa e del Livorno Calcio Aldo Spinelli. Appuntamenti presi a distanza piuttosto corta e che lasciano pensare che il magistrato si aspetti altra “scena muta” dagli altri due indagati dopo quello opposto dai primi due.
La strategia difensiva del presidente Toti era già stata anticipata dal suo avvocato Savi con un video inviato solo ad alcune Redazioni giornalistiche e con la probabile pretesa di impedire così il botta-risposta dei giornalisti che si occupano del presunto scandalo.
Il presidente Toti è arrivato in anticipo – una rarità nelle consuetudini dei suoi appuntamenti pubblici – ed è entrato da un ingresso secondario dribblando telecamere e microfoni e presentandosi al Gip con larghissimo anticipo.
Il Gip Faggioni avrebbe voluto approfondire i fatti – oggetto di contestazione – riguardi le presunte richiesta di contributi economici ad alcuni imprenditori alla vigilia di quattro scadenze elettorali e offrendo in cambio l’interessamento per questioni “urgenti” riguardo progetti, iter autorizzativi e permessi vari.
Tutte accuse che, ovviamente, dovranno essere dimostrate ma che potrebbero portare il presidente alle dimissioni prima della tornata elettorale delle europee.
Secondo molti analisti, infatti, più che il timore per le accuse, sarebbero sempre più forti le richieste degli “alleati” che temono un tracollo elettorale proprio a causa dell’inchiesta.