Genova – Nel gergo di strada si chiama anche “cavallo di ritorno” ed è il riscatto che viene chiesto per restituire un bene che è stato rubato. E’ quello che hanno tentato due persone identificate ed arrestate dalla polizia ed accusati di tentata estorsione.
I due avrebbero chiesto infatti una somma di denaro ad un ragazzo che, nei giorni precedenti, era stato vittima di furto del proprio cellulare.
Nel pomeriggio di sabato, un giovane ha contattato il centralino della Questura affermando che, a seguito del furto del proprio cellulare, un Iphone 15 Pro Max del valore di € 1500, avvenuto il 21 aprile a bordo del treno Savona – Sestri Levante, era stato contattato da una persona con accento straniero che lo avvisava che, per riavere il telefono, avrebbe dovuto consegnare 500 euro in contanti.
Il contatto era avvenuto per il tramite della sorella, il cui numero era da lui stato inserito tra i contatti d’emergenza sul proprio cellulare.
Invece di cedere al ricatto, il giovane ha chiamato la Questura di Genova per riferire i fatti e il personale della sezione contrasto al crimine diffuso, ha ricontattato la vittima e ha organizzato un piano per cercare di rintracciare i soggetti che stavano organizzando la restituzione del maltolto con la modalità estorsiva detta del “cavallo di ritorno”.
All’appuntamento, fissato nei pressi della Stazione Porta Principe, si sono presentati gli uomini della Squadra Mobile, che in breve hanno individuato due soggetti che, avvicinandosi al luogo dell’appuntamento, s’insospettivano perché evidentemente avevano notato che la persona in attesa, non corrispondeva all’immagine presente sui social e hanno tentato la fuga.
Il resto della squadra era appostato proprio lungo i possibili percorsi per fuggire ed ha subito intercettato i due fuggitivi che sono stati effettivamente trovati in possesso del telefono rubato.
I due soggetti, due stranieri di 26 e 27 anni, irregolari sul territorio Nazionale ma privi di precedenti penali, sono stati arrestati in flagranza dil reato di tentata estorsione in concorso e trasferiti in carcere per la successiva convalida dell’arresto.