Genova – “I metodi cruenti per ridurre il numero dei cinghiali nei boschi continuano a fallire ed è ora di provare quelli suggeriti da anni dagli Ambientalisti”. Scontro sempre più diretto e duro tra Ambientalisti e Coldiretti sulle modalità per affrontare l’emergenza cinghiali in Liguria. L’associazione che riunisce gli agricoltori ha indetto per mercoledì 10 luglio 2024, a Genova, una manifestazione per chiedere provvedimenti urgenti contro il sovrannumero di cinghiali.
Secondo gli ambientalisti le tesi sostenute dagli agricoltori legati a Coldiretti sarebbero “troppo vicine” a quelle espresse dal mondo della Caccia e invitano gli iscritti all’associazione di categoria a “rivolgersi ai cacciatori” accusati di essere “i veri responsabili della proliferazione degli ungulati e della PSA (la peste suina africana).
Le Delegazioni genovesi di GAIA Animali e Ambiente, LAV, UNA e il gruppo Animalisti Genovesi hanno appreso con stupore l’annuncio di una manifestazione organizzata dalla Coldiretti per mercoledì 10 a Genova “per chiedere ulteriori stragi di cinghiali al fine, a loro dire, di salvaguardare le colture e per altre motivazioni estranee alla loro organizzazione”.
Gli ambientalisti ricordano a tutti i cittadini, che con Delibera della Regione Liguria n. 43 del 18/01/2024 sono già stati previsti rimborsi fino al 100% per danni da fauna selvatica, con autocertificazione documentata, e dal 60 all’80% per l’installazione di sistemi di prevenzione , quali pastori elettrici , reti metalliche, dissuasori acustici ecc. , anche grazie ai parametri stabiliti dalla Commissione Europea”.
Questi contributi si aggiungerebbero ad altre erogazioni destinate allo stesso scopo – come dichiarato nel gennaio scorso dall’assessore regionale all’Agricoltura, Allevamenti , Caccia e Pesca Alessandro Piana, oggi presidente ad interim della Regione Liguria – riferendosi ai sistemi di prevenzione e risarcimento.
Secondo i dati diffusi “lo scorso anno è stato attivato un bando del Programma di Sviluppo Rurale che ha distribuito 1 milione di euro sull’intero territorio regionale.”
Gli attivisti di Gaia Animali Ambiente, Lav, UNA e Animalisti Genovesi giudicano “inattendibili” i numeri forniti sui cinghiali presenti sul territorio regionale.
“Il Ministero della Salute – spiegano – dichiara nel documento “Valutazione del rischio di PSA in Regione Liguria” che “vista l’elevata elusività della specie non sono presenti dati accurati relativi alla densità di popolazione”, tuttavia vengono considerate le sole stime provenienti dai cacciati forniti dagli Ambiti Territoriali di Caccia raffrontati ai dati storici e tabelle degli Uffici regionali”.
Gli ambientalisti inoltre ricordano che l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) afferma che “la densità del cinghiale non ha effetti significativi sulla persistenza in natura della Peste suina africana. La notevole resistenza del virus nell’ambiente fa sì che la malattia continui a circolare per anni, anche in popolazioni di cinghiale a densità bassissime” quindi non ci sarebbe correlazione tra numero ungulati e diffusione PSA.
D’altro canto Coldiretti solleva anche la questione incidenti stradali come un’emergenza ed anche su questo la contestazione delle associazioni ambientaliste è forte.
“La realtà dice altro – spiegano – in base agli ultimi dati Istat disponibili relativi all’anno 2022, su un totale nazionale di 217.527 incidenti solo 493, pari ad un misero 0,2%, sono stati causati da animali selvatici e domestici, quindi la percentuale quasi scompare se si dovessero calcolare solo quelli causati da cinghiali”.
Le associazioni GAIA Animali e Ambiente, LAV, UNA e Animalisti Genovesi “invitano Coldiretti ad abbandonare la strada delle fake news e di non strizzare più l’occhio all’inaffidabile mondo venatorio ma di farsi portavoce a livello governativo e regionale di serie proposte non cruente, vista l’inefficace e controproducente politica di abbattimenti indiscriminati che prosegue da anni senza risultati, sostenendo i metodi scientifici ecologici da tempo sollecitati da molti ricercatori esperti in materia, oltre che dal mondo animalista. In particolare occorre finanziare e incentivare in modo consistente la somministrazione del contraccettivo orale già sperimentato anche in Italia e di accettare un approccio etologico moderno fatto anche di accettazione del selvatico in un contesto di messa in sicurezza del proprio lavoro attraverso efficaci metodi di prevenzione, che abbiamo visto in buona parte rimborsabili”.