Genova – La struttura religiosa dove è rinchiuso, agli arresti domiciliari, don Andrea Melis, accusato di abusi su minori e di aver tentato approcci sessuali con altri ragazzini è troppo vicina ad alcune scuole e ad un centro sportivo frequentato da giovanissimi. Ne sono convinti i carabinieri che seguono il caso e che avrebbero scritto, nero su bianco, la situazione per presentarla al giudice per le indagini preliminari responsabile dell’inchiesta.
Non sarebbe impossibile reiterare il reato, insomma, per il prete e direttore di scuola, accusato di abusi su almeno un minorenne e di averne tentati diversi altri, circuendo e corrompendo altri sette ragazzini con regali in denaro, videogiochi e sigarette elettroniche.
E così, mentre i genitori dei ragazzini coinvolti si domandano perché il prete non sia in carcere, nello speciale reparto per i reati sessuali di Pontedecimo, si valuterà nelle prossime ore un trasferimento del prete indagato in altra struttura “più sicura”.
Intanto proseguono le indagini per accertare quanto avvenuto e per chiarire la posizione di don Andrea Melis rispetto alle accuse di aver abusato della sua posizione di parroco e di educatore nella scuola dove era direttore per avvicinare ragazzini anche sotto i 14 anni per poi abusarne come avrebbe fatto con la vittima che per prima ha denunciato (tramite i genitori) le violenze. Un giovanissimo chierichetto che Melis avrebbe circuito con regali costosi e con denaro versato su una prepagata, per poi abusarne sessualmente e per diverso tempo.
Sono stati proprio i genitori, accorgendosi di capi di abbigliamento di lusso e di anomala disponibilità economica a convincere il figlio, oggi sedicenne, a raccontare degli squallidi incontri con il parroco.
Una condizione, quella della vicinanza e la frequentazione dei giovanissimi a scuola, Melis è anche presidente dell’associazione delle scuole cattoliche genovesi, che l’indagato avrebbe sfruttato per avvicinare ragazzini in diverse occasioni, invitandoli in luoghi vicini alle strutture religiose che frequentavano, lontano dai genitori ed offrendo alcolici e sigarette elettroniche per per conquistarne la fiducia per poi approcciarli.
Accuse che chiaramente vanno confermate e che devono trovare riscontro in elementi oggettivi ma che stanno turbando i genitori di tutte le strutture, come quelle di via Ss Giacomo e Filippo, dove Melis era direttore ma anche la comunità del Savonese dove l’uomo era parroco.