Massimo Pedersoli a piedi al circolo polare articoGenova – A piedi sino al circolo polare artico partendo dal capoluogo ligure e percorrendo in solitaria 5400 km in appena 192 giorni. La “scommessa” di Massimo Pedersoli, partito da Genova Pra’ lo scorso 14 gennaio, è vinta.
Quando è partito, ormai diversi mesi fa, l’impresa sembrava molto complessa per un atleta allenato e addirittura “impossibile” per una persona che, di certo, non percorre per mesi, ogni singolo giorno, decine di chilometri.

Il suo viaggio attraverso Italia, Svizzera, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia é stato molto impegnativo, con molte sfide giornaliere da affrontare, prima tra tutte la nutrizione: da quando ha iniziato la parte più impegnativa sulle montagne Norvegesi Massimo  Pedersoli é dimagrito molto fino a dover prendere la decisione più difficile, lasciare momentaneamente il sentiero E1 dove era molto difficile trovare cibo a sufficienza, per continuare sulla statale e rimettersi in forze per affrontare l’ultima, decisiva e complicata parte per arrivare fino all’ambita meta: Capo Nord!

Il viaggio di Massimo Pedersoli é stato anche costellato di incontri. Impossibile citarli tutti, l’ultimo, emblematico, quando ha raggiunto il circolo polare artico ha chiesto ad una coppia italiana di fargli una foto davanti al cippo, la sorpresa é stata grande nell’apprendere che Pia e Stefano sono suoi conterranei vivono infatti, come lui, a Genova.
É stato sicuramente un bell’incontro, scambiare qualche parola e spiegare il motivo del suo viaggio: celebrare Genova capitale europea dello sport, ma anche sostenere un progetto sociale di sport e riabilitazione per bambini autistici attivo nelle piscine del suo quartiere.
Un modo per ribadire, ancora una volta, che non bisogna spegnere i riflettori sulla disabilità ed in particolare in una regione come la Liguria dove i ritardi per l’inserimento nelle strutture convenzionate per le terapie dei bambini con disturbo dello spettro autistico sono enormi e dove una famiglia può essere costretta ad aspettare per anni di poter entrare nella graduatoria per terapie che possono essere di enorme beneficio per i bambini e significare la differenza tra la piena inclusione e la condanna ad essere per sempre un “peso” per la società.
Per questo un piccolo passo come quello fatto per lanciare il progetto per offrire attività sportiva ai bambini e ai ragazzi con disabilità è una vittoria per Massimo ma anche per tutta la Liguria.