Portofino Martiri OlivettaPortofino – Non si attenua il ricordo della strage nazi-fascista dei martiri della spiaggia dell’Olivetta dove, nella notte fra il 2 e il 3 dicembre del 1944, ventuno fra detenuti politici e partigiani e un civile furono prelevati dal carcere di Marassi per essere condotti a Portofino, dove vennero barbaramente uccisi nei pressi della spiaggia detta “dell’Olivetta”. Una strage che i nazi-fascisti tentarono di nascondere gettando poi i corpi zavorrati in mare, privando parenti e amici persino della possibilità di avere un luogo dove piangere i loro cari defunti. I resti di quelle povere vittime non furono infatti mai ritrovati.
A 80 anni da quei tragici eventi la Liguria e l’Italia intera onorano ancora i martiri dell’Olivetta, ricordando la necessità di difendere gli ideali di libertà e di riscossa da ogni forma di oppressione che la Resistenza ci ha trasmesso.
Le vittime erano partigiani delle SAP di città o delle formazioni di montagna, erano comunisti, patrioti di ogni estrazione sociale e politica.
Vivevano e lavoravano principalmente nei quartieri operai di Genova, da Sestri Ponente a Voltri, da Sampierdarena a Rivarolo. Alcuni provenivano da Chiavari, altri dalla Spezia. Il più giovane di loro, Tullio Molteni, aveva solo 18 anni.
Responsabile di questa e di altre stragi fu il comandante delle SS di Genova, Sigfried Engel, che venne condannato solo nel 1999 all’ergastolo per questo e per gli altri eccidi compiuti dai nazifascisti nel genovesato fra il 1943 e la Liberazione.

Rispondi