Genova – Una lunga e struggente lettera al quotidiano Il Secolo XIX per esprimere il proprio dolore per la morte di Francesca Testino, la donna travolta e uccisa da una palma mentre camminava in piazza Paolo da Novi.
Così il sindaco facente funzioni – e candidato primo cittadino della coalizione di centro-destra – Pietro Piciocchi, entra “a gamba tesa” nelle polemiche sulla presunta carenza di manutenzione e controllo dei 40mila alberi censiti in città.
Il “facente funzione”, infatti, dopo le scuse e le manifestazioni di dolore per la tragica morte della funzionaria regionale di 57 anni, spara “ad alzo zero” contro Verdi e Ambientalisti che, con le loro proteste, avrebbero pesanti responsabilità addirittura in quanto avvenuto.
Piciocchi descrive in modo “colorato” la situazione nella lettera pubblicata questa mattina da il Secolo XIX scatenando un diluvio di proteste e risposte sui social.
Piciocchi scrive di un “clima di sistematica intimidazione che accompagna ogni decisione sullo stato di salute degli alberi. Il fanatismo verde, con tutti i suoi addentellati e complicità in alcuni partiti, ha grandi responsabilità nell’averci portato spesso (troppo spesso) a scelte dissennate, illogiche, dispendiose, e alla fine fonti di gravi pericoli, pur di risparmiare a tutti i costi la vita di alberi già gravemente malati e compromessi”.
E ancora “gli agronomi sono ormai condannati a vivere in un vero e proprio stato di terrore perché ad ogni taglio corrispondono una o più denunce penali con plateali manifestazioni pubbliche di dissenso da parte di cittadini e comitati, esperti improvvisati, che ottengono sempre grandi spazi di visibilità”.
Parole gravissime e destinate a suscitare risposte altrettanto “avvelenate”, specie da chi fa della difesa dell’Ambiente e della Natura la propria bandiera e certamente non ha mai inteso e neppure operato difendere alberi malati o pericolosi ma, piuttosto difendere piante che non vengono manutenute per anni e in alcuni casi decenni e poi, d’improvviso, diventano “pericolose” e abbattute senza alcuna possibilità di replica.
Perché l’impegno di Ambientalisti (e dei Media “colpevoli” di dare loro spazio – un dovere professionale tanto quanto dare voce agli amministratori ndr) è quello di salvare gli alberi sani e non certo creare pericoli in città o pretendere che se ne corrano.
Ben lo dimostra il fatto che, laddove il Comune ha deciso, gli alberi sono stati decimati senza alcun freno e tantomeno “spaventati” da articoli o dalle proteste.
Gli Ambientalisti ricordano il caso dei pini ultra-centenari di via Thaon de Revel, davanti alla stazione Brignole, abbattuti uno dopo l’altro nonostante le proteste.
E gl alberi centenari abbattuti nell’area verde della piazza poco oltre, e peraltro mai sostituiti come invece prevede la Legge.
Le associazioni dei Cittadini si domandano invece perché la palma di piazza Paolo Da Novi sia stata oggetto di denunce e segnalazioni dal 2020 (almeno) e sia caduta uccidendo una donna.
Le associazioni Ambientaliste e di tutela del paesaggio si domandano piuttosto perché non ci sia trasparenza negli abbattimenti, con la segnalazione pubblica degli alberi “malati” e la possibilità – una garanzia costituzionalmente garantita – di ricorrere ad un parere terzo e, magari, ad un confronto che possa rendere “trasparente” la decisione senza dare ai genovesi quella sensazione “da Marchese del Grillo” dove “io so io e voi…”
Nessun “verde” o “ambientalista” neppure “fanatico” si sognerebbe mai di impedire l’eliminazione di piante pericolose o in procinto di cadere, piuttosto chiedono trasparenza e un processo pubblico per arrivare a rimuovere ogni singolo dubbio.
“Se arriva qualcuno a dire che un albero è malato ma non vediamo alcun segno – rispondono sui social gli ambientalisti che meditano la risposta pubblica alle parole gravissime del “facente funzioni” sindaco – siamo nel diritto di chiedere spiegazioni. E se si procede con spocchia e supponenza, con il piglio di chi pensa di potersene infischiare dei Cittadini, è chiaro che la risposta non può essere “fate come volete”.
Sui social, poi, gli ambientalisti, chiedono a Piciocchi di spiegare quando ci sarebbe stata una manifestazione in “difesa” della palma precipitata sulla donna e quali carte siano state prodotte per impedirne l’abbattimento.
Risulta invece che Aster abbia effettuato una valutazione della pianta a settembre dello scorso anno e che non abbia rilevato pericolo.
Una indagine è stata aperta e avrà un suo risultato e sino ad allora lanciare accuse sembra un pò fuori luogo.
“Forse, per Piciocchi – rispondono sarcastici gli ambientalisti sui social – ci sono fanatici nascosti anche nelle ditte incaricate di sorvegliare gli alberi in città?”.
La sfida – a ridosso delle elezioni amministrative – è piuttosto quella a rendere più trasparente ogni passaggio. Per rendere chiaro cosa spinga all’abbattimento e, nel caso di non immediato pericolo – la possibilità di una contro perizia a spese dei comitati e delle associazioni, garantendo l’uso delle tecnologie più recenti.
Secondo ambientalisti e associazioni di difesa del paesaggio, infatti, troppo spesso le “sentenze” di morte per alberi centenari e di pregio paesaggistico, arrivano dopo “ispezioni visive”, legali ma non certamente valide quanto quelle nelle quali si usano speciali macchinari in grado di esaminare il tronco come una sorta di “TAC” per rilevare eventuali ammaloramenti non visibili dall’esterno ma anche di suggerire interventi per salvare la pianta senza usare la motosega.
“Interventi costosi – spiegano gli ambientalisti – che potrebbero essere ignorati per semplice questione di fondi. Costose anche le macchine in grado di eseguire le valutazioni e i tempi necessari a valutare ogni tot anni i 40mila alberi citati da Piciocchi”.