Genova – Barelle letteralmente in ogni angolo, pazienti in attesa da giorni di un posto letto in reparto e tensione crescente per accompagnatori di anziani non autosufficienti energicamente invitati a non presentarsi al di fuori di due “finestre” per le visite.
E’ sempre più complessa la situazione al pronto soccorso dell’ospedale San Martino dove resta altissimo il numero di pazienti in attesa su barelle e lettini, sistemati in modo “creativo” lungo corridoi, stanzette e sale di attesa.
Il personale è allo stremo e difficilmente potrebbe fare di più e la tensione cresce perché il numero dei pazienti in ingresso continua ad aumentare e i posti letto non si creano “con la bacchetta magica”, specie se non ci sono.
Una situazione che causa disagi sia ai lavoratori, costretti ai “salti mortali” che ai pazienti, lasciati sulle barelle per giorni, in attesa di un posto libero in un reparto e con i familiari sempre più sfiniti e nervosi per la situazione ma anche per l’adozione di orari di “visita” che vengono fatti valere anche per gli accompagnatori di persone anziane che dovrebbero poter restare a fianco di persone in grave difficoltà, o invalide o, ancora, con problemi di degenerazione cognitiva.
Il personale presente non riesce a fare fronte a tutto e certamente non può restare a fianco di persone che vanno sorvegliate costantemente e sembra quindi “logico” che almeno nei casi delle persone più anziane, si possa prevedere la presenza di un accompagnatore, familiare o meno.
Eppure, da qualche tempo, le persone vengono “accettate” solo dalle 12 alle 13 e dalle 18 alle 19, in occasione dei pasti, e poi allontanate con una certa determinazione, senza tenere conto dei casi “particolari”.
Nuove regole che sembrano in contrasto con le normative che prevedono un accompagnatore per le persone over 65 e che non dovrebbero essere “aggirate” con la scusa che il paziente non è “certificato” disabile considerando che, per ottenere la certificazione, occorrono mesi e non certo per colpa dei Cittadini che la chiedono.
A farne le spese i pazienti, specie i più fragili, ammassati gli uni sugli altri come ben possono testimoniare le molte immagini che giungono alle redazioni dei Media.
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