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Genova, morta dopo 3 anni di coma Elena Zito, travolta nel Porto

Elena ZitoGenova – E’ morta dopo anni di sofferenza e cure mediche Elena Zito, la donna travolta da un furgone nell’area portuale genovese. La donna era in coma dal novembre 2021.
L’incidente avvenne il 18 novembre 2021 a Genova. A.S., 54enne del posto, stava guidando un Fiat Ducato nell’area portuale. Attraversato l’incrocio tra via al Molo Giano e il Varco Calata Grazie, girò a sinistra forse senza fermarsi allo stop e senza rallentare, e investì la 40enne Elena Zito che, proprio in quel momento, stava attraversando la strada.
Trasportata in ospedale, Elena, già in gravissime condizioni, è rimasta in stato di minima coscienza (Smc) fino al 2 aprile scorso quando purtroppo, a causa di un aggravamento, è venuta a mancare.
Giesse, a cui la famiglia si è affidata a seguito dell’incidente, sta seguendo il procedimento penale e l’iter risarcitorio tramite i suoi legali fiduciari.
“Lunedì 7 aprile abbiamo nominato il consulente di parte, Luca Vallega, per l’esame autoptico disposto dalla Procura che si è svolto martedì. La situazione è molto delicata perché la famiglia sta vivendo un dolore inimmaginabile” commenta il referente Giesse Massimo Gottardo.
Nel frattempo, il capo d’imputazione è stato modificato. L’ipotesi di reato non è più quella di lesioni gravissime, bensì di omicidio stradale. Dopo il nulla osta della Procura, i familiari hanno potuto fissare la data del funerale che si è svolto sabato scorso, alle 12, nel tempio laico di Staglieno.
La famiglia ha deciso di affidare ai Media una lettera. Questo il testo:
“Queste poche righe tentano di raccontare quanto accaduto ad Elena Zito, una donna che il 7 aprile avrebbe compiuto 44 anni, se non fosse venuta a mancare pochi giorni prima (il 2 aprile 2025). In realtà, la vita di Elena e quella di tutte le persone che le stavano accanto si è interrotta quel maledetto 18 novembre 2021, quando è stata investita da un furgone. L’incidente era avvenuto all’interno dell’area portuale genovese, mentre si recava a piedi al lavoro, presso ARCI Solidarietà Genova in Via Al Molo Giano. Trattandosi di area portuale, l’accertamento dell’accaduto è stato ricostruito con certezza solo a posteriori, a seguito di nostra querela, tramite il sequestro delle riprese delle telecamere di sorveglianza.
Durante quelle prime terribili ore in ospedale, noi familiari ci siamo trovati nell’impossibilità di fornire elementi al personale sanitario, che ci chiedeva cosa fosse accaduto esattamente ad Elena.
Da quel momento, Elena ha iniziato il suo calvario, fatto di diversi interventi salvavita ed immense sofferenze.
Termini come “craniectomia”, “PIC”, “shock settico”, “sepsi”, “tracheotomia”, “lesioni da decubito”, “spasticità”, “PEG” etc. sono entrate prepotentemente nel nostro vocabolario quotidiano.
Dietro a queste parole, si nasconde una sofferenza che difficilmente si può immaginare, per Elena in primis. Ma anche per i suoi familiari, che le sono stati vicino giorno dopo giorno, ospedale dopo ospedale, struttura dopo struttura e quelle sofferenze le hanno dovute vedere con i propri occhi. Difficile spiegare a parole quello che Elena ha passato sulla propria pelle.
Elena è sempre stata una persona pacata e dai modi gentili. Una grande ascoltatrice, all’apparenza timida, ma con un gran cuore e sempre disposta a spendersi per gli altri. Per questo è stata e continua ad essere amata dai suoi familiari, così come dagli amici, dai colleghi e dalle persone che ha aiutato durante il suo lavoro nel sociale.
Elena aveva la passione per la musica, da piccola ha studiato canto e pianoforte e crescendo ha iniziato a suonare anche il basso elettrico. Le piacevano anche la lettura, il cinema, la vita nella sua casa in campagna, nella quale curava il giardino e si dedicava ai propri animali ed alla cucina insieme al proprio compagno. Ed era educatrice nei progetti di accoglienza di Arci rivolti a richiedenti asilo e rifugiati. Tutte cose che Elena negli ultimi 3 anni e mezzo non ha più potuto fare e che non potrà fare mai più.
Questo dramma ha avuto un impatto devastante sulle famiglie di Elena e del compagno Andrea. Come familiari, abbiamo investito tutto il nostro tempo ed ogni nostra energia nella speranza di poter un giorno riportarla a casa. Abbiamo rinunciato ad ogni nostro precedente interesse e l’unico argomento giornaliero sono state le condizioni di salute di Elena, apparse da subito gravissime e che ne hanno compromesso il possibile recupero, lasciandola in uno stato di minima coscienza. Già dalle prime ore in Rianimazione all’ospedale Galliera e durante i successivi ricoveri in altri ospedali, i medici l’avevano data per spacciata e l’abbiamo pianta, credendo che ormai sarebbe finita così, che a nulla fossero valse tutte quelle sofferenze. Ma Elena è sempre restata attaccata a questo filo di vita, riuscendo a stupire tutti con la sua tenacia e regalando impagabili momenti di risposta ai suoi cari. Noi non abbiamo potuto far altro che provare a stare al suo passo, garantirle le migliori cure possibili e qualsiasi possibilità di riabilitazione, trasferendoci dove necessario e stravolgendo le nostre vite per lei.
A nulla purtroppo è valso questo immenso sforzo, Elena questa volta non ce l’ha fatta e se n’è andata lasciandoci un immenso vuoto. Un sentito ringraziamento a tutte le persone che hanno condiviso con noi questa tragedia.

Redazione Liguria
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