Genova – Un cannone da guerra pronto per essere imbarcato nel porto. A denunciarlo il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali, da tempo in proma linea contro i traffici di armi che passano dal Porto di Genova e di tutta la Liguria e che ha organizzato per domani mattina, un presidio di protesta davanti all’autorità portuale a Palazzo San Giorgio.
Il “sistema d’arma” è stato prodotto dalla Leonardo a La Spezia e attenderebbe – secondo le informazioni del Calp, di essere imbarcato su una delle navi Bahri battente bandiera saudita.
Il cannone è stato imballato cercando di nascondere l’inconfondibile forma ma è stato individuato a Ponte Eritrea, terminal GMT del Gruppo Steinweg dove di solito attraccano le navi della Bahri.
Il carico è coperto dall’imballaggio su un roll trailer (MAFI) e, secondo le indiscrezioni sarebbe un cannone navale 72/62 OTO super rapido da 76mm prodotto a La Spezia nello stabilimento Leonardo.
Nel frattempo, è entrata in Mediterraneo, proveniente dal porto USA di Baltimora-Dundalk e diretta in Medio-Oriente, la nave «Bahri Yanbu» che farà scalo a Genova nel primo mattino di domani, giovedì 7 agosto.
Secondo le informazioni del circuito di lavoratori portuali che si oppone ai traffici di armi la Yanbu caricherà due cannoni 72/62 e un container da 20” con gli accessori per l’assemblaggio, con destinazione Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti (EAU).
I movimenti delle navi e del carico non sono sfuggiti a Weapon Watch che si è già occupata di questi cannoni in un articolo del gennaio 2024, perché sarebbero stati impiegati dalla Marina israeliana il 14 ottobre 2023 – pochi giorni dopo l’attacco di Hamas in territorio israeliano – per bombardare dal mare i quartieri civili della Striscia di Gaza. Bombardamento che – secondo il Calp – avrebbe smentito le voci da ambienti di Leonardo, circa l’uso esclusivamente “difensivo” degli armamenti fabbricati in Italia e consegnati alle forze armate di Israele.
I manifestanti ironizzando sottolineando che immaginano “che anche la vendita dei cannoni pronti all’imbarco a Genova sia stata autorizzata secondo la legge dal governo italiano in quanto ufficialmente destinati alla difesa degli EAU”.
Il governo Conte II nel 2019 aveva sospeso le vendite di armi agli EAU, per la loro implicazione nella feroce guerra in Yemen a fianco dell’Arabia Saudita; e che nel 2023 il governo Meloni ha revocato il divieto sia per l’apparente disimpegno emiratino dalla guerra yemenita, sia per i segnali promettenti (ad oggi rimasti tali) di un accordo di pace con i “ribelli houthi”, che di fatto governano lo Yemen da un decennio nonostante l’isolamento internazionale e le gravi crisi umanitarie causate dalla guerra.
Domani i lavoratori portuale che si oppongono all’uso degli scali italiani per i traffici di armi protesteranno per chiedere il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni.”.