Roma – Il sindaco Ignazio Marino asserragliato – qualcuno dice “come i giapponesi della Seconda Guerra Mondiale” – e il Partito Democratico letteralmente alla ricerca di 25 consiglieri comunali disposti a dimettersi per far cadere il Consiglio comunale e tornare al più presto alle urne senza concedere al sindaco il passaggio per l’aula di palazzo Giulio Cesare.
E’ resa dei conti, a Roma, tra il primo cittadino e il partito della maggioranza che per due anni e mezzo ha appoggiato ogni sua decisione sino alla svolta, per molti ancora incomprensibile, che ha portato prima alle dimissioni di Marino e poi, quando il chirurgo prestato alla politica le ha ritirate, al braccio di ferro per farlo cadere senza “l’onore delle armi”.
Il diretto interessato si dice pronto alle barricate e cerca con ogni mezzo di poter portare la crisi nell’aula di palazzo Giulio Cesare, forse per assestare un colpo durissimo al PD già alle prese con la campagna elettorale. I vertici del Partito di Matteo Renzi, invece, dopo aver assistito con una certa indifferenza all’agonia del sindaco e della città, ora sembrano impazienti di cacciarlo il prima possibile.
In mezzo i romani che, sempre più delusi dalla politica e dai giochi di palazzo, pensano con una certa preoccupazione all’imminente Giubileo in una città che arriverà all’appuntamento senza una vera guida.
Ad aggravare la posizione di Ignazio Marino anche un avviso di garanzia per lo scandalo degli scontrini. Avviso che il primo cittadino definisce “atto dovuto”e che, da solo, non significa assolutamente nulla.
Le riunioni dei vari partiti si avvicendano a ritmo serrato e chi si dice certo che le 25 firme necessarie, rigorosamente senza l’appoggio del centro destra o del Movimento 5 Stelle, siano già pronte, potrebbe avere brutte sorprese in serata quando la vicenda esploderà in tutta la sua potenza.
C’è chi si dice certo che le firme si troveranno e chi, come lo stesso Marino, confida che la vicenda debba trovare un suo naturale sfogo in aula, con tutti i pericoli connessi ad un dibattito pubblico che farebbe “volare gli stracci” all’interno della Maggioranza.
Nel caso fallisse la cordata dei 25 consiglieri dimissionari, infatti, sono già pronte mozioni di sfiducia a Marino da parte del centro destra e del Movimento 5 Stelle che si è detto pronto anche a votare le mozioni che verranno presentate da altri.
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